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Armi letali completamente autonome? Un sondaggio rivela l’opposizione dei cittadini

Armi letali completamente autonome? Un sondaggio rivela l’opposizione dei cittadini

La società di ricerca e analisi dei dati YouGov ha condotto un’inchiesta in 10 Paesi europei per conto della “Campaign to Stop Killer Robots”, la coalizione globale di organizzazioni non governative che, dall'aprile 2013, lavora a livello locale e nelle sedi internazionali per vietare preventivamente la produzione e l’utilizzo delle armi completamente autonome, macchine in grado anche di individuare e colpire obiettivi anche umani in contesti di guerra o negli interventi di polizia o, perché no, anche nel controllo delle frontiere. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la sua applicazione in ambito militare (si pensi per esempio ai droni) preoccupa la comunità internazionale, impegnata, anche in sede Onu dal 2014, per colmare il vuoto legislativo sulla materia, prima che l’incubo diventi realtà.

Secondo il sondaggio, si legge in un comunicato stampa della Rete Italiana per il Disarmo – partner italiano della Campagna –, «il 73% dei cittadini di 10 Paesi europei vuole la messa al bando dei “killer robots”» (3 italiani su 4 sono contrari a queste armi) e chiedono che i loro governanti «lavorino per un divieto internazionale sui sistemi letali di armi autonome (LAWS)». Il 12% degli europei intervistati manifesta esplicitamente la propria contrarietà alla formulazione di una normativa stringente, mentre il 13% non esprime un’opinione in merito.

In Italia, il sostegno alla messa al bando dei killer robots è un dato trasversale a livello territoriale (77% nel Nord Ovest, 78% nel Centro, 74% nel Sud e nelle Isole, 70% nel Nord-Est»), a livello generazionale (69% per gli under 24, 78% per gli over 55) e a livello di orientamento politico (76% del Movimento 5 Stelle, 81% del Pd, 91% di Liberi e Uguali, 65% della Lega, 71% di Fratelli d’Italia, 81% di Forza Italia).

I dati del sondaggio YouGov, confrontati con analoghi condotti nei due anni precedenti, che davano al 60% l’opposizione degli italiani ai killer robots, dimostrano «una preoccupazione per il tema in continua crescita».

«Ancora una volta i dati dimostrano che l’opinione pubblica è dalla nostra parte nel chiedere la messa al bando delle armi autonome e nell’evitare che decisioni di vita o di morte siano lasciate a macchine o a qualsiasi forma di intelligenza artificiale, non in grado di assolvere a tale compito secondo principi etici e di umanità», afferma il coordinatore della Rete Disarmo, Francesco Vignarca. «Dobbiamo mantenere un controllo umano significativo sull’uso della forza e chiediamo che il Governo italiano sia in prima fila nella elaborazione di norme internazionali in tale direzione».

«Dal 2014 più di 90 stati si sono incontrati otto volte alla Convenzione sulle armi convenzionali (CCW) delle Nazioni Unite a Ginevra per discutere delle gravi minacce per l'umanità poste dalle armi autonome letali (LAWS) note anche come “killer robots”», ricorstruisce il comunicato della Rete Disarmo. Il prossimo appuntamento a Ginevra sarà il 15 novembre prossimo, per la riunione annuale della CCW. In quella occasione «gli Stati decideranno i loro prossimi passi per far fronte alle crescenti preoccupazioni sul consentire alle macchine, piuttosto che agli umani, di prendere decisioni di vita o di morte in conflitto». Le posizioni intorno al tavolo sono diverse: se già 30 Stati hanno richiesto un Trattato per la messa al bando totale delle armi autonome, molti altri (tra cui l’Italia) «hanno espresso l'urgente necessità di elaborare norme per mantenere un significativo controllo umano sull'uso della forza».

Secondo la coordinatrice internazionale della della “Campaign to Stop Killer Robots”, Mary Wareham, è ormai chiaro che «l'opinione pubblica sostiene fermamente la nostra richiesta di vietare i robot killer!» e dunque l’unica strada percorribile è quella che porta alla negoziazione di «un Trattato per vietare le armi completamente autonome. Una rapida azione normativa è essenziale per garantire che l'umanità mantenga un controllo significativo sull'uso della forza in conflitto».

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