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Solidarietà e azione per i diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Un appello internazionale del Tribunale dei popoli

Solidarietà e azione per i diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Un appello internazionale del Tribunale dei popoli

ROMA-ADISTA. Ha come titolo «Solidarietà e azione. Per i diritti umani dei migranti e dei rifugiati» il manifesto internazionale che il Tribunale permanente dei popoli (fondato nel 1979 da Lelio Basso per promuovere il rispetto universale ed effettivo dei diritti fondamentali dei popoli, prendendo in esame casi di violazione grave e sistematica dei diritti umani commesse dagli Stati, da autorità non statali, da gruppi o organizzazioni private) invita tutte e tutti a firmare in vista della prossima Giornata internazionale dei migranti (18 dicembre), quando verrà consegnato alle istituzioni europee e alle Nazioni Unite.

Di seguito il testo integrale del manifesto (in lingua italiana), che può essere sottoscritto qui: https://ppt.transnationalmigrantplatform.net/campaign-migrant-rights-day/

 

«Il 18 dicembre è la Giornata internazionale dei migranti. Le organizzazioni e i gruppi di migranti, rifugiati e cittadini che firmano questa dichiarazione ribadiscono la propria solidarietà con i migranti del mondo e si impegnano a continuare a difendere i diritti e le libertà che troppo spesso sono negati ai popoli migranti e rifugiati.

Nel  2000,  l'Assemblea  generale  delle  Nazioni  Unite  ha  proclamato  il  18  dicembre Giornata internazionale dei migranti, in virtù della "necessità di continuare a cercare di garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti i migranti". A distanza di quasi due decenni, questi obiettivi sono lungi dall'essere raggiunti. Nei paesi più ricchi vengono ancora eretti muri fisici e legali per impedire alle persone di diversa origine di esercitare il loro diritto alla migrazione o al ritorno nei loro paesi. A  un  passo  dal  primo  anniversario  dell'approvazione  del  "Patto  globale  per  una migrazione  sicura,  ordinata  e  regolare"  delle  Nazioni  Unite,  constatiamola  sua inutilità  poiché,  oltre  a  non  essere  obbligatorio per  gli  Stati,  contiene  solamente misure  di  controllo,  identificazione  e  regolamentazione,  insieme  a  dichiarazioni di intenti  senza  contenuto;il  Patto  globale serve,  inoltre,  a ripulire  l’immagine delle politiche migratorie che continuano a privilegiare gli interessi e i benefici del capitale e del mercato rispetto ai diritti dei migranti e dei rifugiati. Nell'aprile di quest'anno, il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP), nell’atto realizzato presso il Parlamento europeo a Bruxelles - conclusivo della 45°sessione tenutasi a Barcellona, Palermo,  Parigi,  Londra  nel  periodo  2017-2019 -  ha  qualificato  le violazioni sistematiche documentate nei termini di "crimini contro l'umanità”e “crimini di sistema". Il  TPP  ha  inoltre  stabilito  che  l'Unione  Europea  ha  una  grande  responsabilità  nel determinare in tutta Europa un "ambiente ostile" in cui vengono commesse violazioni sistematiche dei diritti di migranti e rifugiati. L'entità di quella che è senza dubbio una grave crisi di valori umani si riflette nelle seguenti cifre: dal 2014a oggi circa 20.000 migranti, donne, uomini, anziani, bambini sono annegati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Nel  2016, l'UE  ha  scelto  di  vendere  i  diritti  dei  migranti  alla Turchia.  L'accordo Ankara-UE,  approvato per  fermare  la  migrazione  delle  coste  della  Turchia  verso  la Grecia, ha portato a 3.5 milioni di migranti che oggi sono bloccati nel territorio turco, in  cambio  del  pagamento  di  miliardi  di  euro  concessi da  Bruxelles  al  governo autoritario  di  Erdogan.  Tale  vergognoso  "accordo"  consente  a  Erdogan  di  ricattare regolarmente  i  suoi  partner  europei  e di  minacciare  di  "inviare" i  migranti  nell'UE, come è accaduto di recente con la guerra contro la popolazione curda. Il  governo  greco  ha  accettato  di  usare  le  isole  greche  come  "aree  di  detenzione", dove  circa  35.000  migranti  e  rifugiati  sono  "intrappolati"  in  condizioni disumane,  in campi   malsani   e dove   si   sta   consumando   una   vera   e   propria "lotta   per   la sopravvivenza" e un'emergenza umanitaria. Il  memorandum  Italia-Libia,  firmato  nel  febbraio  2017  e  recentemente  rinnovato,  al fine di bloccare in mare e restituire il maggior numero possibile di migranti in Libia, ha portato alla creazione di un sistema di ricerca e salvataggio Libico (SAR).Le  gravi violazioni  dei  diritti  umani si  verificano  lungo l’intera rotta  migratoria,  dal paese di origine, ai paesi di destinazione e di permanenza, nelle frontiere esterne e interne  dell'Europa  e  nel  territorio  dei  paesi  membri.  Queste  politiche,  illegali  e illegittime  che  si  manifestano  soprattutto nelle  aree  di  confine,  sono secondo  il TPP espressione  di un'ingiustizia  inaccettabile,  con  conseguenti  crimini  contro  l'umanità. L'UE e gli Stati membri sono stati direttamente e indirettamente responsabili di questi "crimini  di  sistema":  per  tortura  e  maltrattamenti,  per  non  rispettare  gli  obblighi  di salvare vite umane in mare e le disposizioni delle Convenzioni di Ginevra riguardanti il principio di non respingimento. La  migrazione  è  un  diritto.  Invece in  molte  occasioni  è  anche  il  prodotto  di  uno sfollamento forzato generato da guerre, persecuzioni ideologiche, etniche, sessuali o religiose; delle pratiche delle imprese transnazionali che,in accordo con i governi di diversi  paesi  in  Africa,  America  Latina  e  Asia,  espellono  le  popolazioni  locali  per appropriarsi  delle  loro  risorse.  In  questo  caso,  l'esercizio  del  diritto  di  migrare  e attraversare  i  confini  imposti  dal  capitale  diventa  un  atto  di  resistenza  per  la sopravvivenza  individuale  e  collettiva,  di  denuncia  della  necropolitica  globale  che priva le persone delle loro risorse, che fa affari con la repressione e il genocidio delle frontiere e con lo sfruttamento dei migranti, reso possibile dalla discriminazione e la vulnerabilità causate dalle leggi sull'immigrazione. Governi  come  gli  Stati  Uniti  si  ostinano  a  promuovere  un  discorso  razzista  e xenofobo  contro  i  migranti,  in  violazione  delle  leggi  internazionali.  Come  risultato  di questa politica, vi è la separazione forzata di migliaia di bambini dai loro genitori, che in  innumerevoli  casi  sono  stati  espulsi  in  Messico  e  nei  paesi  centroamericani.  Dal mese di ottobre 2018 a oggi, circa 1 milione di detenuti sono stati registrati al confine con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo sono aumentati i rapimenti e la violenza estrema contro i migranti al confine meridionale del Messico.Più di 1 milione di Rohingya, minoranza musulmana del Myanmar, sono stati costretti a  emigrare  in  Bangladesh.  Sfortunatamente,  la  risposta  delle  comunità  globali  a questa crisi di cui il Bangladesh si è assunto la responsabilità è stata inadeguata in termini  di  supporto  all’emergenza  e do pressioni  sul  governo  del  Myanmar  per garantire un rimpatrio sicuro con dignità. Esprimiamo  la  nostra  preoccupazione  rispetto  alla  disattenzione nei  confronti  della migrazione  interna  indotta  dai  cambiamenti  climatici.  Si  stima  che  entro  il  2050, 140.43 milioni di persone in tutto il mondo saranno costrette a migrare internamente. I paesi  ricchi  e  le  loro  società  sono  storicamente  responsabili  dei  cambiamenti climatici e, pertanto, dovrebbero assumersi la responsabilità delle migrazioni indotte dal clima. Siamo  preoccupati  e  denunciamo  l'uso  della  retorica  della  nuova  Commissione europea, che cerca di integrare la "Protezione del nostro stile di vita europeo" con la questione  della  migrazione.  Le  politiche  contro  i  migranti  sviluppate  da  vari  governi basate  su  argomenti  xenofobi  e  razzisti  promuovono  e  facilitano  la  diffusione  delle correnti di estrema destra in Europa.Di fronte alla politica dei governi che negano i diritti dei migranti, in molti paesi, città, vengono  lanciate  iniziative  di  sostegno  e  solidarietà  con  coloro  che  hanno  scelto  di emigrare.  Le  sessioni  del  TPP  (Barcellona, Palermo,  Parigi,  Londra,  Bruxelles),  gli Stati generali di migrazione in Francia, la disobbedienza dei cittadini e le iniziative di solidarietà in Spagna, Grecia, Italia e altre parti d'Europa, nonché la solidarietà negli Stati  Uniti,  in  Bangladesh  e in  Messico,  sono  alcuni  esempi  che  dovrebbero  essere seguiti e rafforzati. Non  esiste  una  "crisi  dei  migranti", esiste  una  crisi  del  sistema  capitalista  e  delle politiche   statali   che capovolgono una   condizione   che   fa   parte   della   storia dell'umanità: il diritto alla migrazione!».

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