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Arcigay: applicare la risoluzione europea contro l'omotransfobia e le

Arcigay: applicare la risoluzione europea contro l'omotransfobia e le "zone libere da LGBT"

Dall’Arcigay giunge, il 27 dicembre giunge al Parlamento italiano la sollecitazione a dar corso alla risoluzione sul fenomeno della omotransfobia approvata da un’ampia maggioranza (463 i voti a favore; i membri dell’istituzione  sono in totale 751). La risoluzione esprime condanna nei confronti delle cosiddette "LGBTI free zones" propagandate in Polonia e apprensione per i sempre più frequenti fenomeni di omotransfobia, anche istituzionale, che si registrano negli Stati che compongono l'Unione Europea. È «opportuno – sostiene Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay – che il governo italiano, così come gli altri governi degli Stati membri, raccolgano con molta attenzione» tali «analisi e solleciti».

«Nella risoluzione – spiega Roberto Muzzetta, delegato alle politiche internazionali nella segreteria di Arcigay – si affronta in modo esplicito il problema degli attacchi omotransfobici provenienti da politici di Paesi europei che spesso, in modo irresponsabile e spregiudicato, utilizzano un linguaggio violento e discriminatorio per guadagnare facile consenso. La risoluzione, tuttavia, ha un obiettivo chiaro: la proliferazione in Polonia della deprecate “free LGBTI zones”. Negli ultimi mesi in Polonia attacchi verbali e fisici nei confronti della comunità LGBTI locale sono stati giustificati come un tentativo di resistenza e liberazione della nazione polacca dai dannosi influssi della cosiddetta ideologia LGBTI. È perciò un segnale importante la condanna che il Parlamento europeo ha espresso, con una maggioranza ampia e trasversale, nei confronti di questa deriva, inscrivendola in un contesto generale allarmante e da non sottovalutare. La risoluzione riconosce infatti, nelle premesse, che il fenomeno della violenza omotransfobica purtroppo riguarda tutto il continente e tutti gli ambiti sociali e politici. Questi attacchi, si legge nell'istanza, rappresentano una minaccia seria ai diritti fondamentali nell'Unione europea e vanno di pari passo con gli attacchi rivolti alle donne e alle minoranze. Non solo: essi, assieme alla propaganda xenofoba, contribuiscono a creare un clima insicuro per tutti e tutte e in particolare per le persone che si battono per l'affermazione di questi diritti. E ancora: il Parlamento europeo, attraverso questa risoluzione, denuncia l'assenza di un monitoraggio sistematico di questi crimini, e il persistere di rischi e paure legati allo svelamento dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, fenomeno che rappresenta un potente deterrente alla denuncia dei crimini».

«Nelle passate settimane – informa ancora Piazzoni – si è avviato nel nostro Parlamento l'iter per la discussione di una legge contro l'omotransfobia: questa risoluzione può rappresentare un contributo importante e concreto a questo percorso. Le cosiddette "lgbti free zones" non sono un mito lontano: durante il passato Governo, il Conte 1, abbiamo toccato con mano, in occasione del Congresso delle Famiglie a Verona» (v. Adista qui, qui e qui), «la saldatura oscura tra alcuni partiti italiani e i movimenti che in Polonia reiterano pratiche e discorsi d'odio ai danni delle persone LGBTI. E sappiamo che esiste un network internazionale che organizza questi movimenti, anche nel nostro Paese. Più che legittima – conclude – quindi la preoccupazione degli euodeputati, che è anche la nostra e che ci auguriamo sia anche quella degli eletti e delle elette del Parlamento italiano».

*Mappa inglese della Polonia del luglio 2019 in cui sono state dichiarate zone libere da LGBT (in rosso) a livello di Voivodato (province) o Powiat (contee). Foto di Icewhiz, tratta da Wikipedia, immagine originale e licenza

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