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Presidenziali Usa 2020: la tecnologia al servizio di Trump per convincere gli elettori cattolici

Presidenziali Usa 2020: la tecnologia al servizio di Trump per convincere gli elettori cattolici

KANSAS CITY-ADISTA. Negli Stati Uniti è meglio spegnere il telefono quando si va a messa, e non solo perché non disturbi la celebrazione, ma perché la campagna elettorale repubblicana per le elezioni presidenziali del 2020 utilizza i dati dei cattolici osservanti. Si chiama geofencing  - in pratica una forma di geolocalizzazione - ed è una tecnica di marketing già ampiamente utilizzata dai negozi per tenere traccia dei loro clienti e dai consulenti politici che raccolgono i dati dei cittadini che partecipano a manifestazioni e comizi. Ora il monitoraggio e la raccolta dati 2.0 si svolge anche in chiesa, e i fedeli ricevono via telefono pubblicità elettorale. Per i committenti, il risultato ambito è quello di elaborare, incrociando altri database, preziosi profili degli elettori, con nomi, cognomi, indirizzi e, soprattutto, dati riguardanti la registrazione al voto dei cittadini. Quest’ultima, infatti, è una questione spinosa del cavilloso sistema elettorale americano: i complicati regolamenti di 34 Stati federali, che richiedono l’iscrizione ai registri elettorali attraverso procedure complesse, spesso impediscono l’accesso alle urne. Le domande di registrazione, infatti, possono essere rifiutate anche per colpa di una virgola o un trattino che faccia differire il nome presente nella richiesta da quello presente nel registro pubblico, oppure per una firma che non coincide con quella precedente. Il tempo prestabilito per porre rimedio è di 40 giorni dalla notifica dell’avviso, pena l’esclusione dalle liste e l’impossibilità, dunque, di votare. In Georgia, ad esempio, nel 2018, in occasione delle elezioni di mid term, erano oltre 53mila le richieste rispedite al mittente, che per il 70% dei casi appartenevano a elettori afroamericani.

Secondo quanto riporta il National Catholic Reporter (2/1), l’organismo CatholicVote.org - nato come progetto di Fidelis, gruppo fondato da Brian Burch, dall’ex giornalista del giornale conservatore National Catholic Register Joshua Mercer e da Joseph Cella, fondatore della National Catholic Prayer Breakfast e già consulente cattolico di Donald Trump nelle elezioni del 2016 - ha già vantato le potenzialità del geofencing per agevolare la rielezione del presidente Trump; «Stiamo già preparando il più massiccio programma di mobilitazione cattolica di sempre», ha scritto sul suo blog il presidente di CatholicVote Burch. «Con questa campagna via cellulare siamo in grado di seguire i cattolici in chiesa. E possiamo assicurarci che siano informati sui fatti e ascoltino la verità, non le bugie spacciate dai media».

Grazie al geofencing CatholicVote è riuscito già a identificare 200mila cattolici nel Wisconsin – Stato chiave per Trump, che nel 2016 vi aveva vinto per una manciata di voti -   che si sono recati a messa almeno una volta al mese. Incrociando questi dati con altri database, hanno scoperto che la metà di essi non si è registrata per il voto: di qui la pianificazione di un “team sul campo” di CatholicVote che incoraggi la registrazione, con la fiducia che il 60-70% di costoro voti «da fedele cattolico», ha scritto Burch, «portando le loro convinzioni cattoliche su temi come la vita, la fede e la famiglia nella cabina elettorale». L’obiettivo dichiarato è di far registrare un milione di elettori cattolici "pro-life e pro-famiglia” negli Stati chiave e di contattare personalmente, ogni singolo elettore cattolico negli “swing States”, gli Stati oscillanti, tramite messaggi o telefono o bussando alla loro porta».

CatholicVote intende ricorrere al geofencing, oltre che in Wisconsin, anche in Michigan, Pennsylvania, Arizona e Florida. Lo aveva già utilizzato in Missouri nel 2018 per sconfiggere la senatrice Claire McCaskill, definendola “anticattolica” per la sua posizione sull’aborto.  

La questione, ovviamente pone problemi etici; oltre alla questione della raccolta dati senza un reale consenso informato, vi è una grave invasività della sfera spirituale e personale del cittadino, senza dire che l’appartenenza cattolica viene misurata esclusivamente dalla partecipazione alla messa e da un insieme di valori come l’opposizione all’aborto e al matrimonio gay. Ma, per quanto CatholicVote si definisca bipartisan nel confronto tra Democratici e Repubblicani, «assomiglia più a una squadra di cheerleader  di Trump che una oganizzazione rigorosa nell’intento di educare gli elettori sulla dottrina cattolica», ha spiegato John Gehring, direttore dei programmi del think tank “Faith in Public Life”. A preoccupare è anche la possibilità che gruppi del tipo di CatholicVote si alleino con politici cristiani evangelici e di destra.

Il voto dei bianchi cattolici, che rappresentano solo il 22% dell’elettorato, è stato sempre un elemento importante nelle elezioni presidenziali; tuttavia, osserva il National Catholic Reporter, non è monolitico e un recente sondaggio condotto dalla rete conservatrice EWTN e da RealClean Opinion Research mostra che l’elettorato cattolico è spaccato in due, con un 55% a favore dell’impeachment e della rimozione di Trump dall’incarico presidenziale e un 47% indisponibile a votare Trump.

*Immagine di CJF20 tratta da Flickr. Immagine originale e licenza

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