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Palermo: assolto padre Salonia. Una vittoria contro la macchina del fango

Palermo: assolto padre Salonia. Una vittoria contro la macchina del fango

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 14/03/2020

40173 PALERMO-ADISTA. «Non luogo a procedere»: con questa sentenza è stato assolto dal Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Roma, Daniela Caramico D’Auria, p. Giovanni Salonia, il frate cappuccino 73enne che, tre anni fa, era stato accusato di stupro da una religiosa. Che si trattasse di una “montatura”, di una macchina del fango era sempre parsa più che una possibilità: a qualcuno, che il brillante religioso psicologo e psicoterapeuta ragusano – responsabile della formazione permanente per la Provincia Cappuccina di Siracusa, da anni condirettore della Scuola postuniversitaria di specializzazione in psicoterapia della Gestalt Human Center Communication Italy –, fosse stato scelto da papa Francesco come vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Palermo, a coadiuvare l’arcivescovo mons. Corrado Lorefice, non andava giù. Nominato ufficialmente con bolla pontificia il 10 febbraio 2017, Salonia era stato bloccato dalla richiesta, da parte del nunzio apostolico mons. Adriano Bernardini, di un «supplemento d’indagine» prima che avvenisse la consacrazione episcopale. Consacrazione che, ovviamente, non ha mai avuto luogo (v. Adista Notizie n. 16/17): il religioso, in seguito alla pressione mediatica innescata, alla fine aveva fatto un passo indietro, anche per non sottoporre la diocesi ad una sfiancante battaglia legale.

Il motivo scatenante dell’indagine era stato l’arrivo, in Vaticano, di una lettera infamante; all’inizio si presumeva provenisse da ambienti cappuccini ragusani, ma poi l’autore era stato identificato in un prete probabilmente ragusano, non appartenente alla diocesi palermitana né all’ordine dei cappuccini, ma con potenti agganci romani. La lettera stigmatizzava il religioso, definendolo «uomo indegno», responsabile di «infedeltà al celibato». Di qui l’indagine vaticana il cui esito – l’assoluta infondatezza delle accuse – aveva evidenziato le diverse trame che si intersecavano e si catalizzavano sulla figura di p. Salonia: a settembre 2017 una petizione online, che aveva raccolto 5.000 firme, lo aveva difeso strenuamente, chiedendo con forza a Francesco di non accettarne le dimissioni e accusando la «macchina del fango» avviata da «un gruppo di potere dotato di forti agganci vaticani e animato da intenti diversi ma convergenti: la vendetta personale, la delegittimazione dell’attuale arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, la contestazione di un criterio di nomina dei vescovi che, oltrepassando i filtri curiali, puntava e punta chiaramente ad un rinnovamento profondo dell’episcopato, obietti- vo primario del nuovo pontificato e vera posta in gioco della vicenda». La figura di Salonia, proseguiva la petizione, era «perfettamente in linea con tale intento riformatore: un religioso di età matura, di grandissima competenza nel campo della formazione pastorale, uno psicoterapeuta di fama internazionale, circondato da grande stima negli ambienti ecclesiali come in quelli professionali».

A settembre 2018 Francesco aveva operato una riabilitazione de facto incontrandolo personalmente nella Cattedrale di Palermo in occasione della visita del 15 settembre 2018 (v. Adista Notizie n. 33/18) e ora, finalmente la sentenza che certifica l’improcedibilità dell’azione penale nei confronti del religioso, sostenuta dagli avvocati difensori Pierpaolo Dell’Anno del foro di Roma e Antonio Di Pasquale del foro di Ragusa. Alla base, una evidenza formale e sostanziale insieme: la religiosa accusatrice aveva sempre espresso gratitudine e stima verso Salonia, ma sporse improvvisamente denuncia riguardo a fatti presuntamente riferibili a più di 5 anni prima; per i legali, indizio di una macchinazione ordita contro il religioso. 

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