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Coronavirus: dalle Chiese metodiste e valdesi, otto milioni di euro per l’emergenza e la

Coronavirus: dalle Chiese metodiste e valdesi, otto milioni di euro per l’emergenza e la "ricostruzione"

ROMA-ADISTA. Otto milioni di euro per l’emergenza Coronavirus. Lo ha deliberato la Tavola valdese, attingendo ai fondi dell’otto per mille destinati alle Chiese metodiste e valdesi. Uno stanziamento altissimo, che ammonta a quasi un quinto dei fondi incassati nel 2019, ovvero 43 milioni  (per fare un paragone, la Chiesa cattolica ha stanziato dieci milioni a fronte di un incasso di oltre un miliardo nel 2019).

«Le Chiese valdesi e metodiste – si legge in una nota pubblicata sul sito www.chiesavaldese.org – e le loro organizzazioni di servizio sociale, educativo, culturale, partecipano pienamente alla sofferenza e alle preoccupazioni, ma anche alla volontà di condivisione delle speranze e delle migliori espressioni di impegno solidale che attraversano in questo tempo di emergenza la vita del Paese in tutte le sue componenti, con uno sguardo particolarmente attento alle realtà più vulnerabili e marginali».

La Tavola valdese, prosegue la nota, «è già impegnata nell’attenta valutazione di serie, credibili e lungimiranti linee di azione e intervento, che esigono scelte non affrettate, non emotive, da confrontare con soggetti istituzionali ed enti del terzo settore. Tali linee di azione si muoveranno lungo due direttrici: la prima è concentrata sui bisogni immediati e urgenti, soprattutto di tipo sanitario, su cui stanno già confluendo molte risorse generosamente messe a disposizione da singoli, fondazioni e altre organizzazioni benefiche e rispetto ai quali si vuole, quindi, mantenere l’attenzione sull’evoluzione della situazione, soprattutto in quelle zone del Paese che appaiono più fragili e meno attrezzate a fare fronte all’emergenza. La seconda direttrice riguarda le necessità della ripresa oltre l’emergenza, considerando ciò che ancora non si vede: le voragini di disagio, esclusione e impoverimento nelle quali precipiteranno le categorie sociali più esposte alle conseguenze del blocco prolungato di attività produttive e reti di sostegno sociale e delle scelte di redistribuzione di risorse umane e finanziarie imposte in questi mesi dalle misure adottate per frenare il contagio».

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