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Silvia Romano, tanto rumore per nulla

Silvia Romano, tanto rumore per nulla

Tratto da: Adista Notizie n° 20 del 23/05/2020

C’è chi invita ad “aiutarli a casa loro” e c’è chi lascia casa propria per andare in Africa ad aiutarli davvero. Le frange peggiori dell’islamismo la sequestrano e, durante la prigionia, leggendo il Corano, Silvia si converte: a quale delle tante versioni dell’islamismo? Per quali dinamiche psicologiche, consce o inconsce? A poche ore dal suo ritorno ignoriamo la risposta a queste e a tante domande simili. Nell’attesa di saperne un po’ di più dalla sua viva voce, o da pagine del suo diario, potrebbe essere istruttivo richiamare alcune informazioni elementari senza le quali le polemiche scadono davvero a livelli infimi.

A) Cristiano non è sinonimo di occidentale come islamico non lo è di arabo. Ci sono molti cristiani che non sono ‘occidentali’, molti occidentali che non sono cristiani come ci sono molti islamici che non sono arabi e molti arabi che non sono islamici. Chi legge la conversione di un cristiano all’islamismo come tradimento dell’Occidente dimostra semplicemente di non sapere di cosa parla.

B) Considerata in sé stessa (dunque prescindendo dalle motivazioni soggettive, individuali) la conversione dal cristianesimo all’islamismo non è un passaggio all’esercito avversario, bensì di un ritorno alle sorgenti della propria fede. Chi studia un po’ attentamente la storia delle religioni scopre che Gesù e i primi cristiani erano dei ‘monoteisti’ rigorosi. Essi ritenevano che esiste un solo Dio e che gli esseri umani (uomini e donne) fossero tutte creature di uguale dignità: Abramo, Mosé, Elia, Geremia, Gesù, Paolo… Tutti ‘inviati’, profeti’, ‘servi’, ‘figli’ dell’Unico Dio che “nessuno ha mai visto”. Tra il secondo e il quarto secolo dell’era volgare la maggior parte dei cristiani si è però convinta – per un processo graduale e molto contrastato già all’interno stesso della Chiesa – che Gesù fosse un ‘figlio’ in senso particolare, anzi unico e irripetibile: «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio veroda Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre». Da allora a oggi, i cristiani che non hanno aderito a questa proclamazione di fede (il caso più celebre è costituito dagli ariani, i seguaci del prete alessandrino Ario) sono stati condannati dalle Chiese cristiane come ‘eretici’, ma non per questo hanno rinunziato alle loro idee.

C) Nel settimo secolo dopo Cristo esistevano, dunque, alcune comunità cristiane – soprattutto in Africa settentrionale e in Medio Oriente – che, per fedeltà al vangelo delle origini e della dottrina prevalente sino al IV secolo, adoravano un solo Dio, come gli Ebrei, e veneravano Gesù come il più grande dei profeti. È questo cristianesimo, per così dire ‘arcaico’ (e, secondo molti teologi odierni, più autentico), che Maometto conosce nei suoi viaggi commerciali; lo rielabora all’interno delle categorie culturali arabe e lo ingloba nella sua proposta religiosa. Egli non solo non usa una sola parola offensiva verso Gesù, ma lo esalta come il più grande dei profeti prima di lui. Nel Corano (dove si venera anche Maria, ritenendola addirittura Madre “sempre vergine” del Cristo) lo si difende dagli attacchi dei monoteisti. Si immagina che Dio Padre rimproveri Gesù per essersi dichiarato uguale a Lui e che egli risponda: «Tu sai tutto, Padre, dunque sai che non io in vita, ma alcuni miei discepoli dopo morto, mi hanno elevato sino alla tua dignità divina».

D) Nell’impossibilità di articolare e di documentare queste brevi informazioni, posso solo consigliare la lettura dello splendido volume Islam. Passato, presente e futuro dedicato all’argomento dal teologo cristiano Hans Küng. Qui ho voluto accennare rapidamente a queste nozioni elementari perché è solo in un Paese così intellettualmente sprovveduto che un consigliere comunale triestino può scandalizzarsi se Liliana Segre si permette di ricordare che Gesù era ebreo (!), e la notizia che una ragazza italiana di formazione cattolica si sia convertita all’islamismo può risuonare inaccettabile e vergognosa. Spero, dunque, che dal 18 maggio nelle chiese riaperte al culto (affollate dai Salvini, dai Calderoli, dalle Meloni e da tante altre persone notoriamente devote) ci sia spazio solo per esprimere la gioia per il ritrovamento di questa pecorella smarrita e il proposito di seguirne (ognuno con le proprie motivazioni: cristiane, islamiche o per nulla religiose) la testimonianza di umanità e di altruismo che ci ha saputo donare.   

Filosofo e saggista, Augusto Cavadi dirige a Palermo la “Casa dell’equità e della bellezza”.

Consulente del Gruppo editoriale “Di Girolamo-Il pozzo di Giacobbe”. Ha scritto, tra l’altro, Il Vangelo e la lupara e Il Dio dei leghisti (www.augustocavadi.com)

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