
Pace, giustizia sociale, sanità pubblica: ricette per il dopo-pandemia
Uno stop immediato a tutte le guerre nel mondo; politiche egualitarie e riforma del fisco, affinché non siano sempre i più poveri a pagare il conto delle crisi; recupero dei tagli imposti negli ultimi decenni al Sistema sanitario nazionale, consapevoli che i soldi non piovono dal cielo; una sostanziosa riconversione ecologica della nostra economia, fondata su tecnologia e conoscenza; valorizzare le scorte e non solo gli acquisti just-in-time, come ha insegnato la penuria mascherine e altri Dpi in questa emergenza; infine, politiche in sostegno della famiglia, con il sostegno del sistema bancario e l’istituzione di un Servizio sociale nazionale.
È la ricetta ipotizzata da Carlo Ferraris per fare tesoro di questa crisi e suggerire – nonostante la difficoltà di fare previsioni sul futuro – un futuro di radicale cambiamento. Ad ospitare il contributo è lo spazio messo a disposizione da C3dem (“Dopo il coronavirus...”) sul proprio sito internet (v. Adista online, 31/3).
Secondo l’autore, negli ultimi due decenni i governi di ogni colore che si sono succeduti non hanno «mai voluto capire che la spesa si riduce non con i tagli, ma con una scientifica e razionale riorganizzazione. In particolare si è verificato un pericoloso impoverimento della sanità, che ha accumulato ritardi nell’ammodernamento degli impianti e insufficienza dell’offerta tempestiva di personale e strutture. Con l’arrivo del CoVid19 la classe politica si è trovata ad agire in queste condizioni precarie delle strutture pubbliche. Un aumento improvviso della necessità di interventi ha posto immediatamente in crisi tutti i servizi. La politica della cicala aveva prevalso su quella della formica».
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