
Minoranza cristiana in Pakistan, tra discriminazione, povertà e coronavirus
La minoranza cristiana in Pakistan vive oggi una condizione di povertà e discriminazione resa ancora più acuta dalla crisi sanitaria globale. «Il Pakistan ha 64.028 casi confermati di coronavirus», spiega la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia (ACS), «e i cristiani sono fra i maggiormente colpiti dalla pandemia, perché il lockdown ha drasticamente ridotto i loro già esigui mezzi di sostentamento, costringendoli a vivere in luoghi angusti e sovraffollati. Molti cristiani sono ordinariamente impiegati come collaboratori domestici, addetti alle pulizie e personale di cucina, esattamente il tipo di lavori maggiormente colpiti dagli effetti del coronavirus. Tanti sono stati licenziati senza preavviso perché le famiglie presso le quali lavoravano ora temono di essere contagiate».
In sostegno di circa 5mila famiglie cristiane che vivono situazioni di particolare disagio e minaccia a Islamabad, Rawalpindi e delle diocesi di Lahore e Faisalabad, ACS ha lanciato un progetto rivolto in particolare a orfani, vedove e disoccupati, che prevede la distribuzione di cibo e mezzi per difendersi dal Covid-19. «A Faisalabad il programma di emergenza di ACS include l’uso della radio e dei social media per diffondere informazioni utili a difendersi dal rischio del contagio», aggiunge ancora ACS. «Ai fedeli presenti nelle chiese verranno distribuite mascherine. Sacerdoti, religiose, catechisti, staff diocesani e volontari saranno dotati di strumenti di protezione personale. ACS fornirà anche sostegno finanziario a 70 sacerdoti dell’arcidiocesi di Lahore, a 4 del seminario maggiore Redemptoris Mater di Karachi e ad altri 4 del seminario San Francesco Saverio di Lahore, attraverso le offerte per la celebrazioni di Messe.
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