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Il petrolio sta soffocando il mare di Mauritius.

Il petrolio sta soffocando il mare di Mauritius. "Un disastro che deve risvegliare la coscienza ecologica"

Sono già oltre mille le tonnellate di petrolio che da tre giorni stanno causando uno dei più imponenti disastri ambientali in uno dei paradisi della nostra Terra, l’isola Mauritius. Fuoriescono dalla nave giapponese MV Wakashio, con a bordo 3.800 tonnellate e 200 di diesel, incagliatasi a Pointe d'Esny, zona protetta vicina al parco marino di Blue Bay. Il danno ecologico è tale che il premier mauriziano Pravind Jugnauth ha dichiarato lo «stato di emergenza ambientale», mentre il vescovo della capitale Port-Louis, Maurice Plat, ha esortato la società civile – come riporta Vatican News (11/8) – a «risvegliarsi, animata da una buona coscienza ecologica», un risveglio che «ci ricorda quanto sia vitale il ruolo della società civile in un Paese e come esso debba essere preso in considerazione dai leader economici e politici». «Molte famiglie sono afflitte da un persistente odore pestilenziale – sottolinea – mentre i pescatori e tutti coloro che si guadagnano da vivere con il mare sono in gravi difficoltà». «In mezzo a tanto dolore», il grazie del vescovo di Port-Louis va alle numerose iniziative di solidarietà intraprese dalla cittadinanza per «salvare ciò che ancora si può salvare».  

Il sito vaticano ha anche ascoltato p. George Cheung, gesuita, che opera alle Mauritius, che descrive l’impatto del disastro sia nell’immediato che nel prossimo futuro e l’ingegno della popolazione per farvi fronte. «Possiamo già vedere i primi danni e non è ancora finita», dice il padre gesuita. «I pesci sono stati colpiti e le spiagge sono minacciate. Siamo in pieno inverno e c'è un forte vento da sud che spinge gli idrocarburi che fuoriescono verso l'isola e minaccia le coste, la scogliera, la fauna e la flora dell'oceano. E poi, purtroppo, di rimbalzo, è minacciato anche il lavoro delle persone sia che lavorano direttamente in mare come i pescatori sia che dipendono indirettamente dal mare come il personale alberghiero, anche se gli alberghi non sono molto attivi al momento. Ma il loro futuro è minacciato. Questo può sembrare poco rispetto all'immensità del problema, ma la popolazione sta cercando soluzioni per rimuovere almeno parte dell’inquinamento. La gente si muove per raccogliere capelli, calze e calzini. Può sorprendere, ma in realtà servono per creare una sorta di budino che apparentemente assorbe il greggio in modo efficace. Si tratta di un piccolo gesto di fronte all'entità del problema, ma la popolazione sta facendo quello che può. Si sta anche recuperando la paglia di canna da zucchero, utile anche per assorbire gli idrocarburi».

*https://globalmagazin.com/wp-content/uploads/2020/08/Strand-auf-Mauritius_fotosfor-you_Pixabay-CC_PublicDomain.jpg

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