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Il teologo José María Castillo scrive al papa: "la religione non è vangelo"

José María Castillo, spagnolo, uno dei maggiori teologi europei, già docente alla Facoltà di Teologia di Granada e visiting professor all'Università Pontificia Gregoriana di Roma, noto per le sue posizioni critiche verso la Chiesa istituzionale, ha inviato (22 settembre) una lettera a papa Francesco. Come egli stesso scrive, dopo averlgliela spedita, ha deciso di pubblicarla nel suo blog (“Teologia sin censura”), in Religión Digital, perché «non è certo che una simile lettera arrivi al papa». Dopo aver espresso gratitudine al pontefice – cui si rivolge chiamandolo “p. Jorge Mario, vescovo di Roma” –, sviluppa il seguente concetto: «La religione e il vangelo sono incompatibili». Di seguito la sua lettera.

«Caro p. Jorge Mario, vescovo di Roma-papa Francesco,

da più di due anni sento il desiderio intenso di scriverle poche parole per esprimerle la mia gratitudine per il bene che sta facendo al mondo e alla Chiesa. Ho voluto inviare questa lettera in privato. Ma mi rendo conto che non è certo che una simile lettera arrivi al papa.

Nello scriverle, il mio desiderio è di sottolineare ed insistere sul fatto che il centro e l’asse della Chiesa non sono la Religione cristiana e l’osservanza fedele dei suoi riti e delle sue norme. Il centro e l’asse della Chiesa è il Vangelo di Gesù. Per come i vangeli presentano ciò che ho appena detto, la Religione e il Vangelo sono incompatibili. Per questo i capi della Religione hanno condannato e ucciso Gesù.

La sottomissione alle osservanze religiose tranquillizza le coscienze. Questo è il motivo per cui la nostra esperienza religiosa non è più affidabile. La volontà di Gesù è riassunta nei tre mandati che lui stesso ci ha lasciato nell’ultima cena. Volontà, cioè, riassunta non in un solo mandato, quello dell’Eucaristia, ma in tre:

1) Lavare i piedi degli altri, cioè vivere servendo come servi;

2) Condividere il pane e il vino, nei quali Gesù si rende presente nelle nostre vite;

3) Accettare e vivere il «comandamento nuovo», nel quale la «novità» sta nel fatto che Gesù non parla più di amore per «Dio» e per il «prossimo», ma solo dell’«amore reciproco». In questo sta l’elemento distintivo che definisce e caratterizza il cristiano. E proprio per questo nel giudizio finale, annunciato da Gesù in Mt 25, non si menziona neanche Dio: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

La “Chiesa in uscita” è la Chiesa che non vive più bloccata dai riti e da normative di secoli passati. È la Chiesa che vive per umanizzare questo mondo così disumanizzato e sovraccarico di sofferenze per i più deboli.

A partire da questo progetto, lo Spirito del Signore ci porterà alla verità piena, vivendo uniti al Vescovo di Roma, capo dell’Episcopato secondo la successione apostolica.

Cordialmente uniti e sotto la protezione della Vergine Madre.

José María Castillo

*Foto di Emmanuel Mendez da Pixabay, immagine originale e licenza

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