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I danni dei decreti Salvini nei numeri del Dossier Statistico Immigrazione 2020

I danni dei decreti Salvini nei numeri del Dossier Statistico Immigrazione 2020

Come volevasi dimostrare, il primo decreto sicurezza voluto dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aboliva la fattispecie di protezione internazionale per motivi umanitari, ha sortito l’effetto disastroso di far scivolare nell’irregolarità moltissimi migranti. Lo spiega il Dossier Statistico Immigrazione 2020 – curato da Idos e Confronti – nelle sue anticipazioni, diffuse in vista della presentazione ufficiale del prossimo 28 ottobre. Il 2019 segna, rispetto all’anno precedente, un calo di 101.600 (-2.7%) stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia. Un dato simile e anche più importante si era registrato nel 2016, ma allora era legato alle dcirca 200mila acquisizioni di cittadinanza. I 101.600 migranti non escono nel 2019 dalla lista dei “regolarmente soggiornanti” per un’acquisizione della cittadinanza, e questo lo dimostrano ancora una volta i numeri del Dossier.

«L’abolizione dei permessi per motivi umanitari stabilita dal Decreto “sicurezza” del 2018 – spiega un comunicato in vista della presentazione –, congiunta sia alla politica dei “porti chiusi” e dei respingimenti sia alla perdurante mancanza, dal 2011, di una programmazione degli ingressi stabili di lavoratori stranieri dall’estero, ha contribuito per un verso a svuotare i centri di accoglienza (i cui ospiti sono scesi da 183.800 nel 2017 a 84.400 a fine giugno 2020, per una fuoriuscita netta di quasi 100mila migranti in appena due anni e mezzo) e per altro verso a un drastico calo della percentuale di riconoscimento delle domande di protezione presentate in Italia (dal 32,2% del 2018 ad appena il 19,7% del 2019, la metà della media europea). Due circostanze che concorrono strutturalmente a ingrossare le fila già assai nutrite degli immigrati irregolari nel Paese».

Molti migranti espulsi dai centri di accoglienza sono rimasti sul territorio nazionale, finendo nell’irreglarità, fuori dai radar delle istituzioni e dell’assistenza: niente rinnovo del permesso per motivi umanitari e nessun rimpatrio per la mancanza di accordi bilaterali. E lo stato di irregolarità cui sono stati costretti i migranti lì espone «non solo a venire sfruttati come lavoratori in nero, e quindi privi di diritti, ma anche a essere reclutati da organizzazioni criminali, che prediligono pescare nel sommerso la manodopera necessaria per le proprie attività illegali».

«Dinanzi a dispositivi legislativi inadeguati, che finiscono per favorire la creazione di irregolarità piuttosto che ridurla e prevenirla, è evidente – commenta il presidente Idos Luca Di Sciullo – che provvedimenti una tantum come le regolarizzazioni non sono sufficienti, di per sé, a cambiare dinamiche strutturali di esclusione e di disconoscimento. Sarebbe necessario accompagnare le regolarizzazioni, che periodicamente sanciscono i limiti della legge vigente nel governare il fenomeno migratorio, a una seria riforma di quest’ultima, il cui impianto risale a ben 22 anni fa e che da allora ha conosciuto modifiche di tipo esclusivamente restrittivo, rendendo sempre più difficile, per gli immigrati, vivere nel paese conservando uno status di regolarità».

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