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Asgi: in piena pandemia, porte in faccia al personale sanitario straniero

Asgi: in piena pandemia, porte in faccia al personale sanitario straniero

Il personale sanitario è carente un po’ in tutta Italia, soprattutto nelle zone più colpite dalla pandemia, come per esempio il Piemonte e la Lombardia. E un po’ in tutta Italia si corre ai ripari, invocando soluzioni alternative alle tradizionali assunzioni, ipotizzando la convocazione di medici, infermieri e paramedici specializzandi, pensionati, militari, cooperanti, e chi più ne ha più ne metta. Ma non stranieri: il personale sanitario qualificato e abilitato, ma “immigrato”, pare rimanere invisibile anche in questo periodo dominato dalla crisi sanitaria.

L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) denuncia il fatto, inspiegabile dice, anche perché il “Decreto Cura Italia” di marzo scorso consente di assumere nelle strutture sanitarie anche «i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge».

Analizzando i bandi di ospedali e aziende sanitarie in Lombardia, Lazio, Piemonte, Basilicata, Molise, Sicilia e Calabria, Asgi si è resa conto che, «inspiegabilmente, le amministrazioni di Ospedali e Aziende sanitarie stanno completamente ignorando questa disposizione» e continuano a richiedere medici con cittadinanza italiana o Ue e altro personale sanitario europeo o soggiornante di lungo periodo.

Citando i dati dell’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (Amsi), Asgi sottolinea che l’Italia dispone di un bacino di circa 77.500 stranieri con qualifiche sanitarie (22mila medici, 38mila infermieri, ecc.). Eppure, sottoline ancora l’associazione «solo il 10% riesce ad accedere a posti di lavoro nell’ambito della Sanità pubblica» (Fonte Amsi).

L'associazione rileva poi un vizio nella normativa italiana: un Dpcm del 1994 – già dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato perché in contrasto con il Trattato Ue – prevede che «i posti di lavoro che richiedono la qualifica dirigenziale (e quindi anche tutti i posti di lavoro di medico) dovrebbero essere riservati ai soli cittadini italiani, con esclusione, quindi, persino dei cittadini UE». «Occorre quindi porre mano rapidamente alla materia – conclude – e darle un nuovo assetto, che tenga conto del contributo che i sanitari stranieri possono dare nell’emergenza, ma anche del dovere della pubblica amministrazione di garantire, nell’interesse della collettività, l’accesso ai posti di lavoro ai più capaci e meritevoli, senza distinzioni di cittadinanza».

Asgi, la onlus Lunaria e il movimento Italiani Senza Cittadinanza lanciano un appello al Ministero della Salute affinché garantisca il rispetto del “Cura Italia”; al governo per modificare il Dpcm del 1994 e renderlo «conforme» al pronunciamento del Consiglio di Stato; al Parlamento «di estendere gli effetti dell’apertura» prevista dal “Cura Italia” «oltre il periodo di emergenza, essendo del tutto illogico che la possibilità del cittadino straniero di concorrere a un posto di lavoro sia limitata al solo periodo di emergenza».

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