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Armi all'Egitto: l'appello della società civile al governo italiano

Armi all'Egitto: l'appello della società civile al governo italiano

Rete Pace Disarmo, a pochi giorni dalla chiusura dell’indagine investigativa della Procura di Roma sull’omicidio di Giulio Regeni, si unisce alla famiglia del giovane ricercatore per chiedere un’azione ferma e concreta del nostro governo su tre fronti: ritiro dell’ambasciatore italiano al Cairo, la cancellazione degli accordi sulla vendita delle armi italiane all’Egitto di al-Sisi, un intervento diplomatico incisivo per pretendere verità e giustizia.

«Di fronte ai risultati dell’indagine investigativa della Procura di Roma – si legge nel comunicato di ieri – non è più possibile attendere dalle istituzioni egiziane risposte che non arriveranno mai, se non come tentativo di nascondere la verità con depistaggi e menzogne talmente incredibili da smascherare arroganza e convinzione di perenne impunità».

L’Egitto è colpevole di violazioni contro «i più elementari ed inalienabili diritti umani: il diritto alla vita, il diritto al giusto processo, la libertà di espressione, la condanna della tortura». Al di là del caso Regeni, occorre ricordare che, dal 2013 a oggi, sono morti oltre 1000 detenuti e, nelle carceri egiziane, ci sono 60mila prigionieri politici, come per esempio lo studente egiziano a Bologna, Patrick Zaki.

Lo scorso 10 dicembre il mondo ha celebrato la Giornata mondiale dei diritti umani, per commemorare la proclamazione da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948. Per non rendere quella giornata (e quella Dichiarazione) carta straccia, l’Italia e l’Europa devono dimostrare, prosegue la Rete, che «la dignità e la memoria di Giulio Regeni valgono più di qualsiasi affare, la libertà di Patrick Zaki e un giusto processo valgono di più di qualsiasi rapporto diplomatico».

In un contesto del genere, è inaccettabile che l’Italia continui a vendere armi all’Egitto, con accordi di cooperazione militare «che sono evidentemente contrari ai criteri della legge 185/90 sull'export di armamenti oltre che alla Posizione Comune UE e al Trattato internazionale ATT. Non è pensabile continuare a rafforzare un regime autoritario fornendogli i mezzi militari», afferma ancora la Rete rilanciando la campagna “Stop armi Egitto”, promossa insieme ad Amnesty International.

«Non possiamo accettare che si scambino i diritti umani con supposti interessi nazionali, qualunque valore economico o strategico rappresentino». «La nostra storia, le nostre conquiste, la nostra cultura, il nostro impegno per la pace e per la pacifica convivenza tra popoli e nazioni, indicano cosa si deve fare senza indugio alcuno: richiamare il nostro Ambasciatore dall’Egitto, cancellare la vendita di armi, esigere verità e giustizia, portando la denuncia in sede europea ed in sede internazionale».

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