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3mila migranti rischiano la vita sulla rotta balcanica. La denuncia e l'impegno della Caritas

3mila migranti rischiano la vita sulla rotta balcanica. La denuncia e l'impegno della Caritas

L’anno cambia ma la situazione, per i migranti, resta sempre la stessa. La Caritas Italiana ha diffuso ieri una nota nella quale denuncia la situazione attuale sulla cosiddetta “rotta balcanica”, parlando nientemeno che di «catastrofe umanitaria». Nella regione bosniaca di Bihac (vicino al confine con la Croazia), spiega la nota, si assiste a «una grave violazione dei più importanti diritti umani» che metterebbe a rischio «la vita di di migliaia di persone», che non trovano posto nell’accoglienza “ufficiale” e che sono costrette a trovare sistemazioni di fortuna. La situazione in Bosnia ed Erzegovina, «già molto fragile ormai da tempo, è infatti precipitata negli ultimi giorni diventando gravissima. Nell’area di Bihac, le diatribe politiche locali hanno portato alla chiusura repentina di uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo Lipa, che ospitava circa 1.200 persone al momento della chiusura». «Contemporaneamente, un pericoloso combinato di proteste cittadine e di decisioni di varie istituzioni pubbliche ha precluso l’apertura di una qualsiasi sistemazione alternativa per i migranti in tutto il paese nel pieno dell’inverno con temperature molto rigide».

Non vanno meglio le cose al confine, con i «continui respingimenti» della polizia croata già denunciati anche dal Parlamento Europeo. «Ai migranti senza un tetto viene dunque impedito di provare anche a proseguire il proprio percorso migratorio e di cercare un riparo adeguato in un altro paese. Il risultato finale di questa crisi politica, civile e istituzionale è la “catastrofe umanitaria” di cui parla IOM: 3.000 persone totalmente allo sbando, senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno – che negli ultimi giorni ha portato le condizioni meteorologiche più estreme: neve, temperature abbondantemente sottozero, gelate notturne».

Nonostante l’interesse dei media sia scemato costantemente, anche e soprattutto in questo anno di pandemia, la rotta balcanica «non ha mai smesso di essere percorsa da migliaia di persone»: freddo, sovraffollamento dei campi, quarantene forzate in tempo di Covid, condizioni igienico-sanitarie inadeguate, precarietà esistenziale. «Una situazione drammatica che ha fatto aumentare esponenzialmente anche la rabbia delle comunità locali: episodi di violenza e discriminazione verso i migranti si ripetono regolarmente in tutti i paesi (dalla Grecia fino alla Bosnia Erzegovina), fino a sfociare in vere e proprie campagne di odio razziale, in ronde anti-migranti, in pestaggi e respingimenti sempre più violenti anche da parte delle polizie di frontiera».

Caritas Italiana ricorda infine l’impegno che ha profuso sin dal 2015, grazie ai fondi 8 per mille e al sostegno privato, lungo tutta la rotta balcanica, con «servizi di accoglienza, sostegno psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari in queste condizioni». Poi, «nelle scorse settimane, grazie a una donazione di papa Francesco diretta proprio ai migranti nel Paese, Caritas Italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto avviare nuovi servizi psico-sociali nei Campi di Transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, oltre che di distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi stessi».

Per conoscere e sostenere gli interventi della Caritas lungo la rotta balcanica www.caritas.it.

 

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