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La cattolica femminista Christine Pedotti: il disprezzo per le donne mette in pericolo la Chiesa

La cattolica femminista Christine Pedotti: il disprezzo per le donne mette in pericolo la Chiesa

PARIGI-ADISTA. La religiosa francese Nathalie Becquart è stata da poco nominata sottosegretaria del Sinodo dei vescovi, sotto l’autorità di mons. Mario Grech, che ne è il segretario: è la prima volta che un laico, per di più donna, accede ad un incarico di questo livello. Ma è un passo molto piccolo. Lo sostiene, in un articolo comparso su Le Monde (18/2), Christine Pedotti, intellettuale femminista, cattolica di sinistra, scrittrice e giornalista che dirige la redazione  di Témoignage chrétien e ha fondato, insieme alla biblista Anne Soupa, il "Comité de la jupe".

Nominando una donna, il papa fa un gesto simbolico di “de-clericalizzazione”, afferma Pedotti. «Questa nomina va nella stessa direzione del recente motu proprio del papa, che ha aperto alle donne due “ministeri”: il lettorato e l’accolitato». Le motivazioni di Francesco sono chiare: «Eliminare ogni discriminazione nei confronti delle donne, lasciando sussistere solo la differenza tra i battezzati laici, uomini e donne, e il clero. Lo sforzo è certo lodevole, ma resta il fatto che, nella Chiesa cattolica, il clero è composto sempre da uomini. È proprio questo il punto dolente, che non viene superato. E non si tratta solo di celebrare la messa e gli altri sacramenti. Nella Chiesa cattolica, il sacramento dell’ordine non permette solo di occuparsi della parte “sacra”; conferisce anche – e in modo esclusivo -, la missione di governare e di insegnare, vale a dire di stabilire le norme».

Insomma, sottolinea Pedotti, «Celebrare, governare, insegnare, sono compiti esclusivamente riservati agli uomini. Che cosa resta alle donne? Il diritto di “assecondare” quei signori. Ed è d'altronde ciò che capita a Nathalie Becquart, che si ritrova “seconda”». Nella Chiesa cattolica, dunque, le donne sono condannate a rimanere sullo sfondo? «Papa Giovanni Paolo II lo ha affermato nel 1994, sostenendo che la faccenda non dipende dalla Chiesa cattolica che – secondo lui - “non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale” - ma da Dio stesso. Papa Francesco è tenuto a rispettare un blocco stabilito da un papa, per di più canonizzato?». Se Wojtyla voleva chiudere le porte definitivamente, si chiede la scrittrice e giornalista, «in fondo, papa Francesco vuole davvero riaprirla? Porre la questione significa interrogarsi sul pontificato di Francesco. Vi vediamo dei passi molto piccoli. Certo, l’uomo, grazie al suo particolare carisma, ha ridato smalto alla funzione pontificia. Se la sua costante preoccupazione per i più poveri e i più fragili irrita molti cattolici “conservatori”, gli vale tuttavia una grande stima fuori o ai margini della Chiesa, dove molti vi vedono esprimersi la verità evangelica».

Ma papa Francesco vuole davvero dei cambiamenti profondi nell’organizzazione attuale della Chiesa? «Si può anche dubitarne», risponde Pedotti. «Il sinodo sull’Amazzonia si era pronunciato a favore dell’ordinazione di uomini sposati, ma il papa non ha seguito questa indicazione. Una commissione lavora sull’ipotesi di ordinare donne diacone; ma sembra che i suoi lavori siano impantanati e che non ne uscirà nulla. Quando si chiede al papa se ha intenzione di nominare donne cardinali – per farlo, gli basterebbe ridare vita alla vecchia tradizione dei cardinali laici come era Mazzarino – se la cava con una piroetta, dicendo che non bisognerebbe “clericalizzare” le donne, come se le donne dovessero essere protette da un male che invece gli uomini possono subire».

L'impressione, dunque, è che che Francesco non si sia reso conto appieno della situazione: «I piccolissimi passi rappresentati dal motu proprio o dalla nomina di Nathalie Becquart sono pessime dissimulazioni che non riescono a nascondere la profonda misoginia strutturale del cattolicesimo e della sua organizzazione fortissimamente patriarcale e maschilista. Lucetta Scaraffia, che aveva dato vita al supplemento mensile femminile dell’Osservatore Romano, ha descritto la terribile cafonaggine dei gerarchi del Vaticano nei confronti delle donne; l’aveva vista da vicino. In Vaticano, preti, vescovi e cardinali trovano normale essere serviti da religiose, alcune delle quali sono colte e titolari di diplomi o lauree quanto loro».

Il disprezzo per le donne, conclude Pedotti,  «mette il cattolicesimo in pericolo, perché, a prescindere da ciò che ne pensano quei signori con tanto di mitra, perdere le donne significa perdere il futuro. Non c’è generazione spontanea, né nel cattolicesimo né altrove. Il pontificato di Francesco non è rivoluzionario, è solo riformatore. Un motivo di speranza, però, rimane. I soffitti di vetro sono come i parabrezza delle automobili: basta uno scoppio perché, prima o poi, si infrangano».

Foto di MariePetitcuenot tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

 

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