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Colonia, il "disastro" della gestione Woelki sugli abusi

LIMBURG-ADISTA. Quanto sta accadendo a Colonia in termini di gestione degli abusi da parte del card. Rainer Maria Woelki (con i suoi maldestri tentativi di non pubblicare un primo report commissionato a uno studio legale di Monaco, e la decisione di farne redigere un secondo, che dovrebbe vedere la luce il 18 marzo prossimo, v. Adista Notizie nn. 44/20, 2, 3, 6/21, Adista online 22/2) hanno un impatto negativo sulla vicina diocesi di Limburg: lo ha sottolineato lo stesso vescovo di Limburg, il presidente della conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, che ha definito un «disastro» l'indagine sugli abusi di Colonia, su cui non si può «scivolare». 

«Sento che non solo i cattolici e le vittime di abusi, ma l'opinione pubblica in generale si chiedono: "Posso credere alle autorità della Chiesa? Quello che dicono suona credibile? Dovrei (come cattolico) impegnarmi ancora?". Questo è ciò contro cui stiamo lottando ed è dovuto alla situazione a Colonia», ha detto in una conferenza stampa online (The Tablet, 24/2), aggiungendo che stava parlando unicamente nella veste di vescovo di Limburg.

Nel rapporto sugli abusi di Limburg, pubblicato nel giugno 2020, «Atti, autori e vittime» erano indicati per nome, ha ricordato Bätzing, chiarendo che si intendeva divulgare i nomi dei responsabili e questo è quello che è stato fatto. A fronte del “cambiamento culturale” per quanto riguarda gli abusi sessuali da parte di membri del clero, ha detto, solo la trasparenza e la pubblicazione dei risultati dei report sarebbero in grado di far riconquistare nella base cattolica la fiducia nella Chiesa.

Nel frattempo, i 34 parroci dell'arcidiocesi di Colonia che a fine dello scorso gennaio avevano inviato una lettera di protesta al card. Woelki per la sua decisione di non pubblicare il primo rapporto, lo hanno incontrato online, ma l'evento non ha portato ad alcuna conclusione positiva: ognuna delle due parti è rimasta sulle proprie posizioni.  

Secondo quanto riporta il settimanale tedesco  Der Spiegel , il secondo rapporto sugli abusi commissionato da Woelki dimostrerebbe un numero considerevolmente più alto di casi di abusi nell'arcidiocesi di Colonia rispetto al rapporto commissionato dalla Conferenza episcopale nel 2018, che parlava di 135 vittime e 87 autori, mentre ora sarebbe attestato che le vittime sarebbero 300 e i predatori 200.   

Secondo quanto si lege su katholisch.de (24/2), Bätzing ha sottolineato che credeva che Woelki volesse la piena trasparenza e un'elaborazione completa di tutti i casi e insabbiamenti, con nomi e cognomi. «Ora non abbiamo altra scelta che aspettare il 18 marzo». Allo stesso tempo le persone coinvolte e le altre parti interessate dovrebbero essere in grado di leggere la prima.

Bätzing ha anche dichiarato che la Chiesa cattolica necessita di aiuti esterni, maggiore trasparenza e più stretta collaborazione con le persone colpite per poter fare i conti con lo scandalo degli abusi. Questo è il motivo per cui collabora da molto tempo con il Commissario indipendente per gli abusi del governo federale e la sua commissione. Insieme hanno concordato standard e criteri per l'elaborazione: «E ora stiamo procedendo in base a questi».

Anche il gesuita p. Hans Zollner, a capo del Centro per la protezione dell'infanzia della Pontificia Università Gregoriana, a Roma, ha condiviso la valutazione di Bätzing sul "disastro" di Colonia. «Posso solo essere d'accordo con questo», ha detto. Quanto accaduto nelle ultime settimane, ha detto, ha rovinato molto di quanto era già stato realizzato con il lavoro di prevenzione della Chiesa: «Ovunque vediamo che non c'è trasparenza, che si cerca di nascondere le cose, che non si assumono responsabilità, che nessuno si sente al sicuro». A questo proposito, Zollner ritiene appropriate le dimissioni dei responsabili nella Chiesa: «Le persone devono assumersi le proprie responsabilità», ha detto. Il parametro di riferimento per l'abuso non dovrebbe essere solo la visione puramente formale delle leggi violate; il fulcro della valutazione deve essere la protezione di coloro che sono particolarmente bisognosi o vulnerabili. 

Disagio anche nel mondo politico

Nel frattempo anche nel mondo politico tedesco cresce il disagio riguardo alla gestione Woelki. Il portavoce politico-religioso del gruppo parlamentare Spd, Lars Castellucci, ha affermato che la prima responsabilità della Chiesa è quella di affrontare la questione. «Ma ora sono molto scettico, soprattutto riguardo all'arcidiocesi di Colonia». La pubblicazione del rapporto sugli abusi del 18 marzo, ribadisce, sarà l'ultima occasione per riconquistare la fiducia che si è persa. Se questa opportunità non viene sfruttata, prosegue Castellucci, «allora bisogna pensare a un ombrello statale che valuti tutto». 

Il commissario del gruppo parlamentare della CDU per le Chiese e le comunità religiose, Hermann Gröhe ha fatto riferimento all'accordo per l'istituzione di commissioni indipendenti, che la Conferenza episcopale tedesca e il commissario per gli abusi del governo federale, Johannes-Wilhelm Rörig, avevano firmato lo scorso giugno, ma a otto mesi dalla stipula, il lavoro in molte diocesi non è stato ancora avviato.

I portavoce politico-religiosi non hanno accolto la richiesta dei rappresentanti delle vittime  - come ad esempio dell'associazione "Eckiger Tisch" - di istituire una commissione per la verità attraverso il Bundestag. «Le enormi aspettative di una simile commissione probabilmente non potrebbero essere soddisfatte perché manca degli strumenti legali», ha detto Benjamin Strasser, membro del Freie Demokratische Partei (FDP).

* Cattedrale di Colonia. Foto di ger1axg tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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