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Colonia: mostrato ai giornalisti il rapporto

Colonia: mostrato ai giornalisti il rapporto "segreto" sugli abusi.

COLONIA-ADISTA. È stato fugacemente mostrato ai giornalisti, col divieto di usare il cellulare per fotografarlo, il primo rapporto sugli abusi nella diocesi di Colonia, quello elaborato dallo studio legale di Monaco Westpfahl Spilker Wastl (WSW), che l’arcivescovo card. Rainer Maria Woelki ha finora rifiutato di rendere pubblico per «carenze metodologiche» (katholisch.de, 26/3). Il rapporto, 510 pagine che i giornalisti hanno potuto visionare solo per 90 minuti, prendendo appunti, sembra scagionare formalmente il cardinale da negligenze nella gestione e coperture, risultando simile, in quest’aspetto, al secondo, quello commissionato dallo stesso Woelki e affidato allo studio Gercke und Wollschläger di Colonia, pubblicato la scorsa settimana.

Per altri versi, i due rapporti presentano difformità: se il primo era accusato di non essere completo, avendo esaminato soltanto le responsabilità degli arcivescovi, dei vicari generali e del capo del tribunale ecclesiastico, e di aver selezionato arbitrariamente i casi, il secondo - che ha esaminato anche i responsabili del personale e il consulente legale, identificando irregolarità a carico dei defunti arcivescovi Joseph Höffner e Joachim Meisner, dell'ex vicario generale Norbert Feldhoff, del suo successore e attuale vescovo ausiliare Dominikus Schwaderlapp, del vescovo ausiliare Ansgar Puff nonché dell'ex capo del personale e dell'amministrazione e oggi arcivescovo di Amburgo Stefan Heße - viene criticato per aver valutato solo le responsabilità formali ma non quelle morali. Nel rapporto WSW, ad esempio, Puff non compare, pur essendo stato a capo del personale per un anno, come non compare un giudice, segnalato invece nel rapporto di Gercke.

Risultano simili, nei due rapporti, le raccomandazioni su come evitare nel futuro errori e negligenze: dall’ottimizzazione dell'amministrazione con una chiara gestione dei file, alla professionalizzazione della gestione attraverso la trasmissione di know-how e una riforma del diritto canonico con una denominazione specifica del comportamento criminale.

Nel frattempo, non è ancora pervenuta a da Roma una risposta sulla gestione problematica, da parte di Woelki, del cosiddetto “caso O.”, riguardante un sacerdote pedofilo, amico di lunga data dell’arcivescovo, accusato di aver abusato di un bambino dell’asilo.

. Il cardinale avrebbe preso atto dell'accusa contro “O.” nel 2015, senza però condurre un'indagine canonica preliminare e riferire a Roma per le precarie condizioni di salute dei del prete. Le norme sui reati gravi (Normae de gravioribus delictis) della Congregazione per la Dottrina della Fede richiedono, tuttavia, ai vescovi di informare la Congregazione stessa in caso di «notizia almeno verosimile di un delitto riservato», dopo aver condotto un'indagine preliminare. Il regolamento della Conferenza episcopale tedesca per trattare i sospetti abusi, invece, prevede una denuncia a Roma solo se l'indagine preliminare conferma il sospetto.

La perizia redatta dallo studio legale Gercke und Wollschläger per conto dell'Arcidiocesi non attesta a Woelki alcuna violazione dei doveri in questo come in altri casi, limitandosi però a una valutazione puramente formale. Lo stesso cardinale Woelki, che ha ammesso la sua responsabilità morale, aveva chiesto a papa Francesco di dare una valutazione.

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