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Crisi strisciante nella diocesi di Parigi: due vicari generali si dimettono

Crisi strisciante nella diocesi di Parigi: due vicari generali si dimettono

“L’ultimo spenga la luce”, titola Riposte Catholique il 30 marzo scorso, riferendosi alla crisi della diocesi di Parigi, che, retta dal 7 dicembre 2017da mons. Michel Aupetit, è stata abbandonata nel giro di tre mesi da due vicari generali: mons. Alexis Leproux si è dimesso nel dicembre 2020, dopo due soli anni di servizio: e il 30 marzo scorso se ne è andato anche mons. Benoist de Sinety, vicario dal 2016, un sacerdote che tutti in Francia conoscono per la commovente celebrazione, il 9 dicembre 2017, dei funerali di Johnny Hallyday, ma anche stimato (pure da papa Francesco) per i suoi gesti di solidarietà a sostegno dei migranti e di aiuto verso le persone più impoverite, soprattutto in questi tempi di pandemia.

Motivi? Ah, saperlo. Visto che nulla è stato detto, Riposte Catholique non può che limitarsi a ipotizzare: «Problema di governance in diocesi? Abuso clericale? Stanchi della gestione catastrofica di certi fascicoli», come quello della scuola cattolica Saint-Jean de Passy il cui vecchio direttore è accusato di molestie?

Fra l’arcivescovo e il vicario solo poche parole di cortesia, quelle scritte nella comunicazione ai sacerdoti parigini: «La ringrazio – scrive il primo – per aver servito con energia e competenza la diocesi di Parigi e il suo arcivescovo, nonostante l'austerità del compito e i tempi speciali che dobbiamo vivere». «Ho cercato di esercitare questo servizio come meglio potevo», ha risposto con sobrietà Sinety ad Aupetit.

«Questi scambi sommessi – scrive Liberation (1 aprile) – mascherano appena la grave crisi che sta montando nella diocesi di Parigi. Da diverse settimane, i circoli cattolici della capitale sono in fermento per la partenza di Benoist de Sinety», che andrà a fare il curato nella importante parrocchia di Saint-Euberta Lille. Il vicario «aveva già chiesto di essere sollevato dalle sue funzioni nel consiglio di amministrazione dell'ente pubblico incaricato della ricostruzione di Notre-Dame». Secondo le informazioni di Liberation,  «Sinety ha deplorato la mancanza di sostegno dell'arcivescovo», mettendo in evidenza «la crisi di governance che da diversi mesi si respira nella diocesi di Parigi. Molti rimproverano al vescovo Aupetit il suo autoritarismo, la sua mancanza di ascolto e la sua attenzione alle questioni bioetiche».

Esempio di questo sue “qualità”, la decisione di chiudere – dal 1 marzo scorso – il Centro pastorale Saint-Merry, una sorta di parrocchia non territoriale, di ispirazione conciliare, creata dal card. François Marty nel 1975 (v. Adista Notizie, nn. 8 e 11/21).

«Saint-Merry era, per i laici – scriveva desolata Isabelle de Gaulmyn, redattrice capo de La Croix L’Hebdo, – una vera esperienza di collaborazione e di assunzione di responsabilità nella vita di una comunità e di una parrocchia, un impegno enorme di queste persone per far vivere il Vangelo al di là della sacrestia» andando «verso i più fragili e i più lontani dalla Chiesa. Cosa che ha permesso alla parrocchia di offrire un luogo ai marginali, ai non o poco credenti, ai più poveri, agli emigranti, in breve ai famosi periferici di cui parla papa Francesco».

*Cattedrale di Notre Dame de Paris. Foto di 139904 da Pixabay, immagine originale e licenza

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