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Parma: la comunità islamica resta senza moschea. Un appello ecumenico

Parma: la comunità islamica resta senza moschea. Un appello ecumenico

Il mese scorso, dopo anni di polemiche politiche e battaglie legali di vicini poco amichevoli, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di cancellare l’associazione Comunità Islamica di Parma e provincia dal registro regionale delle associazioni di promozione sociale, riconoscendo dominante l’attività religiosa su quella specifica di una aps. Tra i benefici collegati all’iscrizione non rinnovata, i 20mila fedeli musulmani della città hanno perso così la possibilità di usufruire del capannone di via Campanini, fondamentale luogo di aggregazione e di culto, concesso nel 2007 dall’amministrazione cittadina nel quartiere degli artigiani e delle aziende di Parma.

«Non potendo più rientrare, per normativa, nelle associazioni di promozione sociale, oggi vi sono 20 mila parmigiani e parmensi di fede musulmana che non hanno un luogo di culto in cui ritrovarsi, pregare e vivere in piena libertà e armonia il proprio credo», ha scritto il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, il 12 marzo su Facebook. «La norma regionale si rispetta e si applica, senza se e senza ma: vale per tutti nessuno escluso, quindi anche per la comunità islamica di Parma. Ma rispettata la norma, il problema rimane: chiunque ha il diritto di vivere la propria vita e la propria religione». A parere del sindaco la politica non può voltarsi dall’altra parte, anche a costo di risultare impopolare, di fronte al mancato riconoscimento di un diritto. «Oggi la comunità islamica di Parma ha bisogno di trovare uno spazio congruo per vivere liberamente e in pace la propria religione. Lavoreremo anche per questo, nel rispetto della legge e della normativa vigente: lavoreremo per dare a questi parmigiani e parmensi lo spazio di libertà che a tutti deve essere garantito».

A distanza di circa un mese dalla spiacevole notizia, il gruppo cittadino del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) – in un appello del 12 aprile al quale hanno aderito anche l’Azione Cattolica di Parma, l’Associazione Viandanti, il Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) di Parma e la Comunità di Parma del Movimento dei Focolari – ha chiesto all'amministrazione cittadina un luogo idoneo da concedere alla comunità musulmana per riunirsi e pregare. «Come associazione interconfessionale di laiche e laici che promuove l’ecumenismo e il dialogo» il Sae Parma, si legge nella lettera, «manifesta i propri sentimenti di «fraternità e amicizia alla Comunità musulmana di Pama, che è stata privata del luogo in cui riunirsi e celebrare la propria fede».

Il gruppo scrive proprio all’inizio del Ramadan, periodo di digiuno e preghiera, ricordando che nelle settimane scorse «noi cristiane e cristiani abbiamo potuto celebrare la Pasqua nelle nostre chiese» e che sarebbe giusto garantire anche ai musulmani della città un luogo di culto in un momento così intenso e importante.

Nonostante l’esercizio del culto sia esplicitamente dichiarato in Costituzione, «l’assenza di una legge sulla libertà religiosa che riconosca alla Comunità musulmana nazionale l’identità di ente religioso, e la mancanza di un’Intesa che regoli i suoi rapporti con lo Stato, fanno sì che in Italia, i musulmani debbano ripiegare su soluzioni precarie per esercitare il culto».

«Come cristiane e cristiani, trovandoci di fronte a fatti che limitano la libertà di espressione della fede e il diritto a una piena cittadinanza, non possiamo tacere», conclude l’appello che esprime «piena solidarietà» alla Comunità islamica di Parma e chiede «all’amministrazione comunale l’impegno affinché quanto prima sia assicurato a ogni cittadina e cittadino di fede islamica e di ogni altra fede il diritto a riunirsi per pregare Dio in un luogo sicuro e in serenità».

Il 13 aprile anche la rivista Missione Oggi dei missionari saveriani ha aderito all’appello del Sae, «facendo propri i sentimenti di fraternità e amicizia alla Comunità musulmana della città ducale, che è stata privata del luogo in cui riunirsi e celebrare la propria fede, proprio all’inizio del Ramadan».

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