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Cittadinanza onoraria al milite ignoto: il

Cittadinanza onoraria al milite ignoto: il "no" del consigliere a Fiorenzuola d'Arda

I dieci consiglieri della maggioranza di centrodestra del Comune di Fiorenzuola d'Arda (in provincia di Piacenza) hanno avanzato la singolare proposta di conferire la cittadinanza onoraria al Milite ignoto. Al momento del voto, il 30 aprile, il consigliere di Sinistra per Fiorenzuola, Nando Mainardi, ha dichiarato il suo “no”, motivandolo con il seguente intervento:

Intervengo per comunicare che non voterò la proposta di cittadinanza onoraria al milite ignoto, avanzata da alcuni consiglieri comunali.

Non la voto perché ritengo sbagliato e insensato parlare, con la stessa pomposa e colpevole retorica di cento anni fa, di quella medesima guerra che un Papa, Benedetto XV, definì «l’inutile strage».

 La delibera, riferendosi al milite ignoto, parla di «incarnazione del valore, della dedizione, del sacrificio dei suoi fratelli, caduti con lui per la PATRI» (tutto maiuscolo).

Viene addirittura citato testualmente il regio decreto del 1 novembre 1921 con cui il milite ignoto venne definito «degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà»; dove si afferma - così è riportato in delibera - che  «resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie, e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria».

Mi spiace, ma io questa delibera non la voto, perché credo che il milite ignoto debba essere liberato da questo armamentario di stampo nazionalista; da una gabbia ideologica che ancora una volta lo deforma, lo trasfigura e lo tradisce.

Aveva davvero come unica speranza «la vittoria e la grandezza della Patria», come dice il regio decreto che avete scelto di inserire nella delibera?

Gli italiani che presero parte alla guerra furono 6 milioni; i volontari furono 8.171.

Un’esiguissima minoranza.

La stragrande maggioranza dei “militi ignoti” venne sbattuta nelle prime linee e mandata al massacro dai generali: era obbligata, l’alternativa era la fucilazione.

Non si trattava di “eroi”, ma in gran parte di contadini a cui la Patria ha regalato la morte.

Non si trattava di un premio.

In ogni caso, ci furono 470.000 renitenti alla leva.

Non solo: 262.000 soldati vennero processati per atti di diserzione e di ribellione: di questi, 15.000 vennero condannati all’ergastolo; 750 condannati a morte.

Il milite ignoto è anche ognuno di loro.

Capitava non di rado che il milite ignoto si insubordinasse. Avvenne, per esempio, il 2 marzo del 1917 quando i soldati della brigata Ravenna rifiutarono di raggiungere la prima linea, al grido di “Abbasso la guerra”, “Morte a D’Annunzio”, “Morte al re”,  “Vogliamo la pace”. La Patria – per mezzo dei carabinieri, dei reparti di cavalleria, di artiglieria e perfino di aerei – li fermò uccidendoli.

Capitava anche che il milite ignoto commettesse il grave errore di deporre le armi, e di fraternizzare con il nemico, con chi stava dall’altra parte della trincea e aveva la sola colpa di portare “la divisa di un altro colore”, per citare una bellissima canzone.  È avvenuto sul Carso, nel dicembre del 1915.

Gli alti comandi emisero direttive severissime contro la fraternizzazione: il milite ignoto non poteva umanizzare il nemico.

Il conferimento di questa cittadinanza usa parole e categorie del secolo scorso appartenenti al peggior nazionalismo, e dimentica, non a caso, di dire che quella guerra – in cui morirono, per quanto ci riguarda, non solo 651.000 soldati (200 soldati, per quanto riguarda Fiorenzuola), ma anche 589.000 civili; tra i 16 e i 17 milioni in tutto, a cui bisogna aggiungere i feriti e i mutilati (altri milioni) – fu un macello al quale il milite ignoto venne mandato.

Per questo, dicevo, non la voterò.

Nando Mainardi - consigliere comunale Sinistra per Fiorenzuola

*Foto tratta da Commons.wikimedia.org, immagine originale e licenza

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