
Irlanda: tra speranze e timori di "flop", avviato il Cammino sinodale
DUBLINO-ADISTA. È entrato nel vivo il Cammino sinodale della Chiesa irlandese preannunciato dalla Conferenza episcopale durante l'Assemblea generale invernale del 2020, ufficializzato il 10 marzo scorso, con il sostegno da Roma del card. Mario Grech e di suor Natalie Becquart – rispettivamente segretario e sottosegretaria del Sinodo dei vescovi – e destinato a sfociare, entro i prossimi cinque anni, in una Assemblea sinodale nazionale (v. Adista Notizie n. 11/21). Tra le aree che erano state individuate, la solidarietà, la trasformazione e secolarizzazione della società («che ha portato con sé un forte declino nella pratica della fede e nel numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa», scrivono in vescovi presentando l’iniziativa), le rivelazioni riguardanti gli abusi sessuali e le “Case della mamma e del bambino”, la necessità di promuovere la pacificazione e una cultura dell'accoglienza, la necessità di trasparenza nella Chiesa, il ruolo delle donne (per «articolare nuovi modelli di corresponsabilità e leadership che coinvolgano tutti i laici, donne e uomini»). Un percorso che, per i primi due anni, si integrerà al cammino mondiale della Chiesa cattolica verso la XVI Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi a Roma (2022) sulla sinodalità e durante il quale avrà luogo una fase consultiva a livello nazionale che coinvolgerà la base cattolica, e che sta già dimostrando il livello di partecipazione della Chiesa locale: il 16 giugno, al termine dell’Assemblea plenaria estiva della Conferenza episcopale, i vescovi hanno infatti espresso i loro ringraziamenti per le oltre 550 comunicazioni ricevute dal pubblico come parte della fase iniziale del Cammino sinodale e hanno comunicato la decisione di istituire un Comitato direttivo sinodale e un Task Group che dovranno guidare tutto il processo, nel quale in molti ripongono grandi speranze per il recupero di vitalità e di credibilità di una Chiesa in forte crisi.
Ma i motivi di preoccupazione sono tanti. Li spiega, sul suo sito (tonyflannery.com, 27/5) il prete irlandese Tony Flannery, cofondatore dell’Association of Catholic Priests, preso di mira e punito dal Vaticano nel 2012 per le sue posizioni progressiste: «Mi piacerebbe che l'intero evento fosse un successo, perché credo che il futuro della Chiesa in Irlanda dipenderà in buona misura da quanto successo esso avrà», è il suo commento; «Se può essere un vero organismo di ascolto e di decisione, che coinvolge ed entusiasma un'ampia fetta del popolo cattolico, potrebbe essere una svolta importante. Ma sarà estremamente difficile. C'è molto cinismo, apatia, indifferenza e un sentimento generale di scetticismo in giro. Non sarà facile da superare. Questa sarà la prima sfida che dovrà affrontare il nuovo comitato riunito dai vescovi», afferma Flennery, che critica già la scelta a porte chiuse di chi ne farà parte: «dovrebbe avvenire in modo molto più aperto e trasparente».
Ma ciò che più inquieta Flannery è la modalità di selezione dei membri dell'Assemblea sinodale, alcuni dei quali «sono persone che “devono” essere chiamate a un'Assemblea di questa natura come i vescovi, i responsabili degli ordini religiosi, i rettori dei seminari ei responsabili delle istituzioni teologiche», ossia, tranne per poche religiose, «maschi e appartenenti al clero. Ciò sembra già indicare che l’assemblea sarà piena di chierici e religiosi maschi. Se lo sarà, renderà il suo compito molto più difficile, perché non avrà credibilità presso una larga fetta della popolazione».
Un secondo problema è dato dall’effettiva capacità di un Sinodo di «cambiare l'insegnamento della Chiesa», osserva Flannery; «Papa Francesco è stato chiaro sul fatto che i sinodi non sono strumenti per cambiare il magistero, ma piuttosto aiutano ad applicarlo in modo più pastorale». «Ci sono così tante dottrine della Chiesa che vengono ampiamente messe in discussione, o totalmente ignorate, che è impossibile immaginare un Sinodo significativo che escluda questioni di dottrina. Sto pensando a tutta una serie di questioni relative all'insegnamento sessuale cattolico, ad esempio la contraccezione, il sesso al di fuori del matrimonio, l'omosessualità, la natura del sacerdozio; e molte altre». Ecco perché Flannery non riesce a essere ottimista: «Quando leggo di queste gravi limitazioni della libertà di discussione, anche se vorrei tanto esserne entusiasta, trovo difficile essere fiduciosi riguardo al prossimo Cammino sinodale. E questo mi rattrista, perché mentre un Sinodo di successo potrebbe fare un grande bene alla Chiesa irlandese, uno che si risolva in un flop rischierebbe di mettere gli ultimi chiodi sulla bara di quella che è già una Chiesa gravemente malata».
* Maynooth University, Dublino. Foto di Csaccount6 tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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