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Dibattito sul post-teismo: un altro tassello nel carteggio Peyretti-Basile

Dibattito sul post-teismo: un altro tassello nel carteggio Peyretti-Basile

Un altro tassello del carteggio tra Enrico peyretti e Domneico Basile per il mosaico infinito sull'identità di Dio. In questa news, le osservazioni di Basile sull'ultimo intervento di Peyretti.

 

Caro Enrico,

questa mattina, rileggendo i tuoi pensieri su “Post-teismo e preghiera”, mi sono trovato a pensare che davvero ogni idea su Dio che nasce nel cuore dell’uomo è un grido lanciato nell’immensità dell’universo, in attesa di una risposta che sia l’inizio di un dialogo. Cosa altro infatti potremmo fare, nello sgomento di trovarci “gettati nell’esistenza”, con il desiderio di risposte che appaghino i nostri tanti bisogni di sapere? Ogni idea su Dio è dunque finzione, nel senso di Levi della Torre, cioè ipotesi sul fatto che ci sia Qualcuno che ascolti e risponda. Il nostro cuore attende una risposta, il nostro pensiero ci suggerisce che forse una risposta c’è già, da decifrare nel linguaggio misterioso della realtà.

Pensare Dio come Persona o pensarlo come illimitata Presenza di Amore che pervade e anima ogni recesso dell’universo sono entrambe “finzioni”,  cioè ipotesi suggerite dal nostro cuore o dal nostro pensiero. Gesù diceva: “Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv4,24). Ma anche questa è una finzione, immagine possibile di un Dio di cui non sappiamo nulla e di cui non possiamo affermare nulla, nel rispetto della “trascendenza dell’inconoscibile”, come dice Levi della Torre, o perché “… Sopra ciò di cui non si può parlare bisogna tacere …”, come consiglia Wittgenstein nel Tractatus. Ma noi non seguiamo questo consiglio: di Dio ci facciamo delle idee e le meditiamo nel nostro cuore e ne parliamo tra di noi e talvolta le imponiamo agli altri. E, a parte le imposizioni, va bene così, ma il nostro parlarne sia accompagnato dalla consapevolezza che di finzioni si tratta, senza che questo significhi svalutarle come fantasticherie ma semplicemente accoglierle come ipotesi su cui provare a orientarsi nel mondo, bussole provvisorie ad indicare un Nord lontano e forse irraggiungibile.

So che la parola “finzione” può disturbare. Si può in alternativa parlare di “sogno”, rappresentazione di una realtà possibile, valida per chi ne fa esperienza e in essa trova risposte o anche soltanto immagini che descrivano possibilità. Cosa altro è l’Idea di Dio che aveva Gesù? Padre amorevole e misericordioso, attento al filo d’erba, al parto della cerva, ai bisogni degli uomini, ma anche Giudice giusto, Padrone della vigna che paga secondo criteri che superano la nostra giustizia. Eppure anche questa idea di Dio è stata sconfessata nel momento supremo della croce, quando il cielo restò chiuso di fronte allo scandalo della morte del giusto. Era una ipotesi infondata?  Forse era solo incompleta, non aveva tenuto conto dell’idea che Dio fa il bene ma fa anche il male, o quantomeno lo tollera, come pure era stato detto.

Molto bella la tua idea di Gesù come il primo post-teista, il primo ad aver avuto il coraggio di rimettere in discussione l’idea di Dio della religione, nella linea già tracciata dai Profeti di Israele. Peccato che dopo di lui la religione si sia di nuovo impossessata delle idee di Dio, piegandole ai suoi scopi. Ciò che ci resta da fare, pellegrini in ricerca del Volto di Dio, è continuare a sognare Idee di Dio nel nostro cuore e nel nostro pensiero, consapevoli della loro provvisorietà, bussole utili a percorrere tratti del nostro cammino, ipotesi da confrontare con altre diverse e altrettanto indispensabili “finzioni”.

Grazie delle tue riflessioni.

Domenico Basile

*Immagine di Thomas-Suisse da Pixaba e licenza

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