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Afghanistan: ecco perché è tempo di nonviolenza

Afghanistan: ecco perché è tempo di nonviolenza

Il Servizio Media Trascend, che si autodefinisce «giornalismo di pace orientato alle soluzioni», ha pubblicato due giorni fa un articolo – “Guerra Afgana e Diritti” – firmato da Antonino Drago, membro della Rete Trascend per la Pace, Sviluppo e Ambiente, insegnante presso la Transcend Peace University-TPU e, fino al 2004 professore associato di Storia della Fisica all’Università di Napoli. Proponiamo qui di seguito la sua lettura della crisi politica evidenziata dalle attali vicende in Afghanistan.

 

Guerra afgana e Diritti

di Antonino Drago

(Servizio Media Trascend, 22 agosto 2021 - Dopo venti anni di guerra all’Afganistan, occorrerebbe ricordare quello che tutto il mondo religioso dovrebbe sapere: il 12 settembre, il giorno dopo l crollo delle tre torri a New York,  il papa gridò: “Non vendetta, ma giustizia!”

Purtroppo non è stato ascoltato; e la vendetta per 3mila morti è diventata guerra da 200.000-1.000.000 morti e devastazione del mondo islamico. E nemmeno è stato ascoltato l’ONU. Né è stato possibile procedere col Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra commessi, se non altro quelli commessi dai 160.000 mercenari USA esentati a priori (essendo dei soggetti privati) dalle leggi internazionali.

Ora che la vendetta è stata consumata, con un enorme disastro e con una sconfitta per l’invasore, ora che Biden dopo venti anni di guerra definisce a suo comodo quali erano i fini di questa guerra, che cosa si vuole dire in giro, che l’ONU è nato per i diritti umani, quelli che occorreva esportare in Afganistan?

In realtà la carta dell’ONU dice chiaro quale è il suo scopo: «per liberare le nuove generazioni dal flagello della guerra». Quindi il compito dell’ONU è quello di evitare la guerra. Poi, alla costituzione dell’ONU è stata aggiunta la dichiarazione dei diritti; ma essa è divisiva, perché esprime una concezione occidentale della vita; il mondo islamico ha sempre rivendicato una sua maniera di intendere i diritti in dipendenza della comunità e della etica (shariia); e Gandhi diceva che sua madre gli aveva insegnato che prima vengono i doveri e poi i diritti (già il nostro Mazzini lo insegnava), altrimenti i diritti sono privilegi. La sua nonviolenza, come insegnamento etico, è al di sopra dei diritti, non una conseguenza dei tribunali che dovrebbero applicare e far rispettare i diritti.

La sconfitta degli USA in Afganistan segna la sconfitta della politica dei diritti-privilegi esportati in tutto il mondo. È tempo di ritornare alla politica di eliminare la guerra a cominciare dalle sue armi principali (quelle nucleari e quelle di distruzione di massa), ora condannate solennemente dall’ONU e dal papa, sia nel loro uso sul campo sia nel loro possesso per poter minacciare altri Stati di bombardare le loro popolazioni.

Come ha scritto Lanza del Vasto nel 1959, «l’eroe occidentale» è così potente che si sconfigge da solo (per suo fatalismo attivo, come nel mito di Edipo). Come ha scritto Galtung già nel 2002, l’impero USA è destinato a crollare dal 2020.

Guardiamo allora oltre la attuale cocente sconfitta USA e del militarismo occidentale. Questo è il tempo della uscita dai monismi (una sola risoluzione dei conflitti mediante le armi, una sola superpotenza, un solo modello di sviluppo) affinché nascano le alternative e si realizzi un pluralismo di più modelli di sviluppo nel mondo; quel pluralismo che, dopo il millennio della civiltà occidentale, caratterizzerà la civiltà universale del terzo millennio. È quindi il tempo della nascita del modello di sviluppo nonviolento in forme sociali concrete.

*Foto tratta da it.dreamstime.com, immagine originale e licenza

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