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Australia: sostituito il vescovo di Broome dopo indagini durate tre anni

Australia: sostituito il vescovo di Broome dopo indagini durate tre anni

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Il 28 agosto scorso papa Francesco ha accolto le dimissioni di un vescovo australiano, mons. Christopher Alan Saunders, 71 anni, da ben 26 anni a capo della diocesi di Broome, nello Stato del Western Australia, oggetto di due indagini distinte, una civile riguardante accuse di cattiva condotta sessuale e una ecclesiastica, che ha coinvolto anche aspetti amministrativi, secondo quanto si apprende dai media australiani (il Vaticano non ha citato le ragioni dell'avvicendamento); al posto di Saunders, il papa ha nominato temporaneamente, come amministratore apostolico, mons. Michael Henry Morrissey della diocesi di Geraldton.

Stando a quanto si legge sul quotidiano australiano ABC News, la situazione nella diocesi di Broome  - che Saunders guidava dal 1995 e che più volte è stata colpita da scandali - è molto tesa da quasi tre anni, da quando, cioè, nell'ottobre 2018 la polizia dello Stato del Western Australia avviò un'indagine sul vescovo in merito ad accuse di abusi sessuali. L'indagine è durata due anni e si è conclusa nel maggio scorso con la decisione delle autorità civili di non procedere penalmente.

Nel marzo 2020 Saunders - che ha sempre negato strenuamente qualsiasi addebito - si era volontariamente messo da parte dopo che il sacerdote di Kimberley John Purnell aveva espresso pubblicamente la preoccupazione per la mancanza di azione da parte della Chiesa sulle accuse. Anche il Vaticano, costretto dalla necessità, ha allora avviato una propria inchiesta - poche ore prima che le notizie sull'indagine della polizia andassero in onda - con una visita apostolica guidata dall'ex vescovo di Wollongong mons. Peter Ingham, che comprendeva anche più in generale l'amministrazione della diocesi; nel novembre dello scorso anno Saunders fu allontanato dalla diocesi per un periodo sabbatico di sei mesi in seguito alla contestazione dell'allora amministratore diocesano mons. Paul Boyers in merito alla presenza e all'attività pastorale di Saunders mentre le indagini erano ancora in corso.

L'indagine della Chiesa a carico del vescovo, però, non ha contorni chiarissimi: non si è concentrata sulle accuse di abusi sessuali, bensì sulla gestione finanziaria e del personale del vescovo, comprese accuse di bullismo; a quanto sembra, i risultati sarebbero già noti alla Santa Sede da un anno, ma mons. Boyers avrebbe affermato, ancora lo scorso giugno, che il Vaticano stava continuando a indagare su Saunders, nonostante il suo periodo sabbatico fosse terminato a maggio.

Secondo quanto afferma ABC News, l'indagine ha coinvolto la condotta di altri preti diocesani: uno sarebbe tornato in India dopo essere stato accusato di aver molestato un'adolescente nell'East Kimberley; in un altro caso, Saunders avrebbe trasferito un prete keniota accusato di aver avuto una relazione sessuale con una parrocchiana e che ha poi avuto un figlio nella sua nuova parrocchia a Derby. Secondo l'ex sacerdote di Kimberley Matt Digges, per più di due decenni al servizio di Saunders, la vicenda ha evidenziato la necessità per la Chiesa di riformare in modo significativo i suoi protocolli sulle accuse contro gli alti prelati: «La Chiesa manca di supervisione, di un tutoraggio e di una regolamentazione in merito ai suoi leader più critici, che sono i vescovi», ha detto Digges all'ABC.

Ora, con la definitiva uscita di scena di Saunders, la diocesi può cercare di ricostruirsi, considerando che dopo la pubblicazione delle accuse sei dei 12 parroci diocesani se ne sono andati, lasciando vacanti diversi posti chiave.

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