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La “buona notizia” di Giovanni Avena nell’informazione religiosa e nella testimonianza evangelica

La “buona notizia” di Giovanni Avena nell’informazione religiosa e nella testimonianza evangelica

Tratto da: Adista Documenti n° 33 del 25/09/2021

DOC-3144. ROMA-ADISTA. Sono numerosi i contributi, giunti in redazione, di amici e colleghi che hanno voluto a vario titolo ricordare il nostro Giovanni Avena, colonna di Adista negli ultimi quarant’anni, venuto a mancare lo scorso 4 settembre dopo una lunga malattia. Ha perso « non soltanto un vecchio amico, ma anche un maestro di giornalismo», scrive Giovanni Ferrò, caporedattore di Jesus e Credere, che ha iniziato la sua carriera professionale proprio ad Adista e il cui ricordo abbiamo già pubblicato sul sito; «Ne ho ammirato l'intelligenza, la scelta tenace della povertà, l'umiltà, la riservatezza guerriera», testimonia l’ex vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli; «anima infaticabile» di Adista, lo definisce Augusto Cavadi su ZerozeroNews (7/9), «uomo mite, ma determinato, sempre misurato e gentile nel tratto ma incapace di compromessi diplomatici»; ne ricorda il periodo palermitano, dove negli anni ‘70, in epoca pre-basagliana, «guidò la sua comunità parrocchiale in una lunga battaglia per i diritti umani calpestati dei malati ricoverati nell’Ospedale psichiatrico». Aspetto ribadito anche dalla vescova vetero-cattolica Teodora Tosatti: un uomo che «seppe unire spiritualità e cultura, che tanto si spese per la dignità dei più dimenticati (non scorderemo mai le sue battaglie per i disabili mentali!) e che tanta parte ebbe nella conduzione del vostro giornale, prezioso per un’informazione e una formazione laiche, obiettive e aperte a tutte le realtà»; «fu una di quelle persone che offrendo se stesse portano frutti per il Regno».

Pubblichiamo, in questo numero speciale dedicato a lui, alcuni dei contributi ricevuti. «Mi offriva sempre spunti per una Chiesa testimoniale e non formale, perché non era uomo da formalismi e cerimoniali», ricorda qui il vescovo emerito di Caserta mons. Raffaele Nogaro; «È lui che mi ha insegnato come essere discepolo di Cristo oggi, in questo presente, e io l’ho seguito come ho potuto». Marco Politi, già vaticanista de La Repubblica, ne ricorda qui l’equilibrio «che lo ha reso una personalità centrale, seppur riservata, nell’informazione dedicata alla tematica religiosa, al Vaticano e ai rapporti Stato-Chiesa, che in Italia per decenni ha sempre avuto la tentazione di appiattirsi sull’ufficialità»; per Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli, Giovanni Avena ha incarnato «un giornalismo disinteressato ai calcoli diplomatici o al proprio utile, ma anche testimonianza di un cristianesimo declericalizzato a cui fu fedele come autentico maestro di laicità esemplare», ne scrive qui. «Se oggi siamo quelli che siamo», afferma qui il giornalista sicialiano Umberto Ginestra, responsabile Informazione e comunicazione per Cisl Sicilia, «dipende anche da lui. Dalla testimonianza che ci ha dato, dalle visioni che ci ha trasmesso. Dalle contaminazioni a cui ci abituò. Dalla voglia di andare oltre, che ci insegnò». Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di Noi siamo Chiesa, sottolinea qui come «il fatto di essere liberi dal controllo diretto (o anche solo psicologico) di qualche superiore di ordine religioso, di qualche ufficio romano ha permesso a Giovanni di giocare le carte possibili, quelle del lettore, del cristiano che vuole sapere e capire»; Marcello Vigli, animatore del movimento delle Comunità Cristiane di Base in Italia, ricorda qui il suo sostegno al «diritto degli elettori cattolici di essere a favore della legge che ha introdotto il divorzio nella legislazione italiana»; «mancherà molto a me e ai suoi amici e soprattutto alla sua Ivana, a cui faccio pervenire il mio grande cordoglio», scrive qui Piero Di Giorgi, unico dei fondatori di Adista ancora in vita. Segue qui una lunga intervista a Giovanni di Valerio Gigante, che ne ripercorre gli anni palermitani fino al suo approdo a Adista.  

* Masaccio, Il tributo (affresco, 1425) - foto [ritagliata], collezione Basilica Santa Maria del Carmine (Fi), immagine originale e licenza

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