
Le bambine "streghe" di Bukavu, vittime di miseria e pregiudizio. La risposta di suor Natalina
Ek’Abana, che in lingua mashi significa “Casa dei bambini”, è il centro fondato dal suor Natalina Isella, religiosa dell’Istituto secolare Discepole del Crocifisso, per accogliere a Bukavu, nel Sud Kivu (la martoriata provincia est della Repubblica Democratica del Congo) le bambine accusate di “stregoneria” e abbandonate in strada propri stessi familiari che vivono in condizioni di miseria e ignoranza, finendo ai margini, spesso vittime di abusi e sfruttamento.
Suor Natalina, scrive Chiara Pellicci (della redazione di Missio) in un articolo pubblicato ieri dal Sir, «opera in Congo dal 1976 e accompagna le bambine accusate di stregoneria dal 2002». In quell’anno, fatto inedito per quella regione, un gruppo di studentesse trovò in strada nove bambine che «si autodefinivano “streghe” ed erano così malandate da mettere subito in moto la ricerca di una soluzione». Suor Natalina le accolse in una casetta pensata inizialmente per dar vita ad un progetto per disabili. «Oggi le ragazze ospitate sono 40» e la struttura si è ingrandita progressivamente, si legge ancora nell’articolo. «Una caratteristica del Centro è che le ospiti non sono sempre le stesse bambine: un obiettivo, infatti, è quello di creare le condizioni per reinserirle nelle rispettive famiglie, promuovendo una mediazione che passa necessariamente dalla riconciliazione». Con ogni bambina che transita nel Centro Ek’Abana, racconta la suora, «facciamo un percorso di perdono, perché l’accusa di essere la causa di tutto il male che capita in famiglia, è una ferita tremenda».
* Foto di Lilmonster Michi, tratta da Flickr, immagine originale e licenza.
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