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Accesso globale ai vaccini: Paesi ricchi e Big Pharma fanno muro. Appello al G20

Accesso globale ai vaccini: Paesi ricchi e Big Pharma fanno muro. Appello al G20

Un nuovo allarme sull’iniqua distribuzione dei vaccini nel mondo è stato lanciato oggi da Oxfam, Emergency, Amnesty International e e UNAIDS (membri della People’s Vaccine Alliance-PVA), firmatarie di un comunicato congiunto che lancia l’ennesimo appello alla comunità internazionale in vista del G20 di fine ottobre a Roma.

Nel rapporto della PVA dal titolo “Una dose di realtà. In che modo i Paesi ricchi e le case farmaceutiche stanno infrangendo le promesse sui vaccini”, si legge nel comunicato, emerge che «Unione Europea, Germania e Regno Unito continuano a rifiutarsi di sostenere la proposta di India, Sudafrica e oltre 100 nazioni per la sospensione dei brevetti su vaccini Covid, mentre l’Italia mantiene una posizione ambigua. Nel frattempo, i colossi farmaceutici non condividono con l’OMS le tecnologie e il know-how indispensabili per consentire la produzione nei Paesi in via di sviluppo del numero di dosi necessarie a salvare migliaia di vite». Non solo non consentono, dunque, ai Paesi a basso reddito di prodursi i vaccini da soli, via maestra per superare il gap nella distribuzione globale dei sieri: le associazioni umanitarie accusano direttamente i Paesi più ricchi e le Big Pharma anche del fallimento del sistema delle donazioni, venendo meno alle promesse iniziali, con il risultato della mancata immunizzazione delle popolazioni più povere del pianeta.

Per esempio, rispetto alle promesse, l’Italia ha donato ai Paesi a basso reddito solo il 14% delle dosi annunciate mentre il governo britannico (che tra l’altro ha beneficiato del Covax destinato ai Paesi poveri) meno del 10%. Passando alle farmaceutiche, Oxford/AstraZeneca ha donato il 14% delle dosi promesse, Pfizer/BioNTech il 40%, addirittura Moderna e Johnson&Johnson si fermano a zero.

«Le nazioni ricche e le aziende farmaceutiche stanno vergognosamente fallendo nel mantenere le loro promesse, e allo stesso tempo bloccano le uniche soluzioni possibili, ossia garantire che i Paesi in via di sviluppo abbiano la capacità di produrre autonomamente i propri vaccini», ha ribadito Winnie Byanyima (direttore esecutivo di Unaids). «È tragicamente chiaro che non si può fare affidamento sulla generosità e sulla beneficenza dei Paesi ricchi e delle aziende farmaceutiche. È spaventoso che ancora centinaia di migliaia di persone debbano perdere la vita a causa del virus».

«Il fallimento del sistema di donazioni da parte dei paesi ricchi e di Covax hanno la stessa origine», hanno affermato Sara Albiani (policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia) e Rossella Miccio (presidente di Emergency). «Abbiamo ceduto il controllo della fornitura di vaccini a un pugno di aziende farmaceutiche, la cui priorità è massimizzare i profitti. Queste aziende non hanno capacità produttiva per soddisfare il fabbisogno mondiale, contengono artificialmente l'offerta e favoriranno sempre il miglior offerente. L'unico modo per porre fine alla pandemia è condividere i brevetti, la scienza, la tecnologia e il know-how con altri produttori qualificati in modo che tutti, ovunque, possano vaccinarsi e salvarsi la vita. Bisogna infatti ricordare che nei Paesi poveri al momento in media il 99% della popolazione non è vaccinata».

Ai leader di governo, che si riuniranno al G20 di Roma, le organizzazioni umanitarie firmatarie chiedono «di mantenere la promessa di garantire l’accesso globale ai vaccini», «sospendendo i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid», «facendo pressione sulle compagnie farmaceutiche, perché condividano i dati sul Covid-19, il loro know-how e la tecnologia sviluppata finora», «investendo per decentralizzare la produzione mondiale, in modo da passare da un dominio dei monopoli e dalla scarsità dei vaccini all’autosufficienza vaccinale», «redistribuendo immediatamente i vaccini esistenti in modo equo in tutti i Paesi».

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