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Spagna: la pedofilia dei preti fa capolino all'assemblea dei vescovi

Spagna: la pedofilia dei preti fa capolino all'assemblea dei vescovi

MADRID-ADISTA. Non l’ha nominato, ma il problema della pedocriminalità nella Chiesa – convitato di pietra in tutte le riunioni degli episcopati, tanto più in Europa dopo il rapporto Ciase sugli abusi sessuali in Francia (v. notizia precedente) – non poteva essere assente nel discorso del card. Juan José Omella in apertura dell’assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale spagnola (11-19 novembre). Volente o no, è il tema forte di quest’assemblea, pur se non compare nell’ordine del giorno dei lavori. È probabile che Omella ne avrebbe fatto volentieri a meno, considerando che il tema comporta l’ipotesi dell’istituzione di una Commissione d’inchiesta che faccia luce sui casi di abuso, prescritti o meno, commessi da prreti e religiosi su minori. E questa ipotesi è stata finora apertamente respinta dai vescovi spagnoli, per lo meno da quelli apicali (v. Adista notizia, n. 41/21). Dunque non ha nominato il comportamento criminale riscontrato all’interno della Chiesa, ma l’ha lasciato trasparire citando altri “peccati” che – ha denunciato – stanno vieppiù allontanando la società dall’istituzione religiosa, e per tutti ha fatto “mea culpa”.

«È che la fede – ha detto – sta perdendo presenza nella cultura ambientale del nostro Paese. Il che è causato anche, dobbiamo riconoscerlo, dalle incongruenze interne della Chiesa e dei cristiani, e dobbiamo anche dirlo chiaramente, di noi, propri pastori della Chiesa, e per questo chiedo perdono». «Mancanza di testimonianza e incongruenze», «divisioni e mancanza di passione evangelizzatrice»: con queste deficienze, ha aggiunto, «in molte occasioni contribuiamo, non senza scandalo, alla disaffezione e alla sfiducia nella gerarchia, nella Chiesa stessa». «Chiediamo perdono a Dio, alle vittime e alla società, mentre lavoriamo per la loro sradicamento e prevenzione».

In attesa del termine dell'assemblea, i giornali hanno pubblicato i loto commenti. «Un "mea culpa" inatteso», ha osservato il quotidiano conservatore La Razón il 16 novembre, «non perché il presidente della Conferenza episcopale, Juan José Omella, non abbia condannato in precedenza i peccati ecclesiali in materia di abusi sessuali, ma perché vi ha insistito già all'inizio dell'assemblea plenaria. Ma, soprattutto, perché questo battersi il petto è stato esteso fino a comprendere tanti errori episcopali che, secondo il cardinale arcivescovo di Barcellona, avrebbero contribuito a far perdere gradualmente alla fede “la sua presenza nella cultura ambientale del nostro Paese”». «Omella è sembrato prendere atto della palude in cui si dibatte la vicina Chiesa francese con il rapporto devastante» della Commisisone di inchiesta sugli abusi. E sa che «si sono levate voci che chiedeno un simile studio retrospettivo in Spagna». Ad esso però «i vescovi si oppongono». Si taratta di «un folto gruppo di prelati restii a seguire le orme di Francia, Germania o Belgio con un audit storico, con il pretesto di non collaborare a una campagna mediatica. Altri, invece, ritengono che sia giunto il momento di ripensare la strategia. In pubblico, né l'uno né l'altro gruppo si esprime».

Anche il Diario de Navarra (16/11) rileva che «non è la prima volta che la dirigenza episcopale intona un mea culpa per il discredito della Chiesa causato dalla pedofilia e da altre questioni. Ma è una novità che un leader episcopale si scagli contro la mancanza di comunione ecclesiale e la pigrizia nell'azione evangelizzatrice».

È il quotidiano El País (16/11) a precisare che, «secondo fonti interne», è composto da «almeno otto prelati» il gruppo che «pensa di sollevare il tema la necessità che la Conferenza episcopale spagnola  acconsenta all'elaborazione di uno studio interno per conoscere la reale portata degli abusi». Comunque, seguita, è noto che «la Conferenza episcopale resiste a qualsiasi indagine, interna o esterna. Il rifiuto di mettere a disposizione degli esperti gli archivi ecclesiastici pone i vescovi spagnoli in coda per trasparenza».

«A sorpresa», chiosa a seguire il quotidiano madrileno, «la Chiesa cattolica italiana si trova nella stessa situazione, nonostante Francesco, come vescovo di Roma, ne faccia parte e abbia più volte chiesto tolleranza zero e indagini». I vescovi italiani devono essere piuttosto riottosi a seguire, in questo campo, le indicazioni e/o le prescrizioni della sede centrale della cattolicità e del suo capo. Pur in presenza di un battage insistente: anche oggi, il card. Seán Patrick O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, prendendo parte alla Giornata europea per la Protezione dei Bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, sul tema “Rendere il cerchio della fiducia veramente sicuro per i bambini”, ha detto che serve «un'indagine onesta, un'indagine indipendente e un'azione informata», perché «non possiamo riparare ciò che non riconosciamo. Non possiamo ripristinare una fiducia infranta se non entriamo nel cuore della questione».

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