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Donne cattoliche europee: la Santa Sede aderisca al Consiglio d'Europa e firmi la Convenzione europea dei diritti umani!

Donne cattoliche europee: la Santa Sede aderisca al Consiglio d'Europa e firmi la Convenzione europea dei diritti umani!

La Santa Sede deve aderire al Consiglio d’Europa - la più antica organizzazione internazionale in Europa, considerato voce della coscienza democratica in Europa e difensore dei diritti umani, con 47 Paesi membri – e firmare la Convenzione europea dei diritti umani: lo chiedono diverse organizzazioni cattoliche per i diritti delle donne in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, che si celebra oggi, 10 dicembre. Tra gli organismi aderenti, ci sono Ordensfrauen für Menschenwürde (Germania), Donne per la Chiesa (Italia), Maria 2.0 (Germania), Voices of Faith (Roma/Liechtenstein), Comité de la Jupe (Francia), Catholic Women Speak (Regno Unito), In Bona Fide (Croazia), la Revuelta de Mujeres (Spagna), Alcem La Veu (Spagna), We are Church (Irlanda), Wir sind Kirche (Austria), SKF Schweizerischer Katholischer Frauenbund (Svizzera).

«Per anni la Santa Sede ha agito come uno stato a sé stante. Questo dà luogo a diritti, ma anche a doveri», hanno affermato le firmatarie.

Il 12 ottobre 2021, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha pubblicato le sue conclusioni sul primo tribunale in assoluto che coinvolge la Santa Sede. In questa sentenza, la CEDU ricorda che la Santa Sede aveva già concluso trattati con Stati terzi e anche accordi internazionali. La Corte conclude pertanto che la Santa Sede ha caratteristiche simili a quelle di uno Stato. In altre parole, qualifica la Santa Sede in linea di principio come uno Stato a sé stante. Questo non è sorprendente, dato che la Santa Sede agisce come uno Stato a sé stante nei confronti degli Stati e anche, per esempio, alle Nazioni Unite.

Ma allora, chiedono le firmatarie, «Se la Santa Sede è considerata uno Stato, perché non è membro del Consiglio d’Europa?». I criteri della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo chiariscono che essa già funziona ed è riconosciuta come uno Stato in molti contesti, quindi perché non come membro del Consiglio d’Europa?

«Come osservatore permanente – si legge nel comunicato stampa che informa sull’iniziativa - la Santa Sede ha ratificato diversi accordi del Consiglio d’Europa»: la Convenzione culturale europea (nel 1962), la Convenzione europea sul riconoscimento accademico delle qualifiche universitarie (nel 1979), la Convenzione europea sulla televisione transfrontaliera (nel 1993), la Convenzione europea rivista sulla protezione del patrimonio archeologico (nel 1999), la

Convenzione sul riconoscimento delle qualifiche relative all'istruzione superiore nella regione europea (nel 2001), e il protocollo che modifica la Convenzione europea sulla televisione transfrontaliera (nel 2000).

«I diritti umani – prosegue il comunicato - non sono importanti solo per il Consiglio d’Europa, ma anche per la Santa Sede. Questo viene sottolineato continuamente. Per esempio, Papa Francesco ha detto: “[...] quando il Signore Gesù Cristo ha guarito i lebbrosi, ha dato la vista ai ciechi, si è intrattenuto con i pubblicani, ha risparmiato la vita dell’adultera e ha invitato a curare il viaggiatore ferito, egli stesso ha fatto capire che ogni essere umano merita rispetto e considerazione, indipendentemente dalla sua condizione fisica, mentale e sociale. Da una prospettiva cristiana, quindi, c’è una relazione significativa tra il messaggio evangelico e il riconoscimento dei diritti umani secondo lo spirito degli autori della Dichiarazione universale. In un discorso al Consiglio d'Europa a Strasburgo nel novembre 2014, Papa Francesco ha osservato che “La strada scelta dal Consiglio d'Europa è soprattutto quella della promozione dei diritti umani, insieme alla crescita della democrazia e dello Stato di diritto. Si tratta di un impegno particolarmente prezioso, con significative implicazioni etiche e sociali, poiché lo sviluppo delle nostre società e la loro futura pacifica convivenza dipendono da una corretta comprensione di questi termini e da una costante riflessione su di essi. Questa riflessione è uno dei grandi contributi che l’Europa ha offerto e continua ad offrire al mondo intero” (martedì 25 novembre 2014)».

«Come tutti sappiamo – osservano le donne cattoliche promotrici dell’iniziativa - la famiglia europea non è ancora completa al Consiglio d’Europa. Un’adesione anticipata della Bielorussia può essere esclusa per il momento. Tuttavia, nel suo riconoscimento dello status di Stato della Santa Sede, il giudizio del tribunale della Corte europea dei diritti dell’uomo apre una porta alla Santa Sede. Un’adesione della Santa Sede al Consiglio d’Europa sarebbe un ulteriore passo verso un Consiglio d’Europa che unisca l’intera famiglia europea. Come donne cattoliche, chiediamo la piena convalida e attuazione dei diritti umani nelle nostre istituzioni religiose e nella società in generale. La nostra fede cattolica non può essere considerata separata dal nostro impegno per i diritti umani! Pertanto, chiediamo la rapida adesione della Santa Sede al Consiglio d'Europa!».

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