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Tra crisi della Chiesa e pandemia, l'Irlanda è senza preti

Tra crisi della Chiesa e pandemia, l'Irlanda è senza preti

DUBLINO-ADISTA. Sta scomparendo il sacerdozio nel Paese cattolico d’Irlanda? Sembrerebbe di sì, a giudicare dai dati impressionanti che riguardano il numero di ordinazioni e di preti. Secondo quanto riporta l’Irish Examiner (13/12/21), che si rifà a cifre fornite dalla Chiesa, in soli tre anni, dalla fine del 2018 alla fine del 2021, dei 1.800 sacerdoti attivi e 720 in pensione, è morto il 20%: praticamente uno su 5. I sacerdoti che avrebbero dovuto andare in pensione lo scorso anno ma sono rimasti per aiutare i colleghi durante la pandemia ora sperano di poter dimettersi dal ministero attivo, ma per la mancanza di ordinazioni non c'è nessuno che li sostituisca. Nella diocesi di Cork e Ross, ad esempio, circa 11 sacerdoti andranno in pensione nei prossimi tre anni. Nove dei 94 parroci in servizio della diocesi hanno più di 75 anni; nessun sacerdote neo-ordinato è entrato a far parte della diocesi negli ultimi quattro anni e solo uno è previsto per il 2022.

«Sappiamo tutti che il sacerdozio sta invecchiando, ma è solo guardando i dati che ci si rende conto di quanto sia grande il numero», ha affermato John Collins dell'Association of Catholic Priests (ACP). A cavallo dell'anno, l'arcivescovo di Dublino Dermot Farrell (67), in carica da un anno, ha sottolineato in un'intervista al Catholic News Service (CNS) che la Chiesa sta affrontando un «cambiamento radicale» che porterà nuove energie e nuove forme di servizio. Si tratta di un cambiamento nelle strutture ecclesiastiche che è già in atto in tutto il mondo occidentale, ha detto Farrell. E che un rinnovamento pastorale sia necessario lo ha espresso a novembre un rapporto della diocesi dublinese; «Alcune forme di vita ecclesiale potrebbero estinguersi», ha ammesso Farrell. «Accettarlo non significa rassegnazione o impotenza, ma nuova responsabilità per la missione».

Attualmente, dei 312 sacerdoti che lavorano nell'arcidiocesi, 139 hanno più di 70 anni; due soltanto i seminaristi. Nel 2020, secondo dati dell’Irish Independent, c’è stata solo una ordinazione sacerdotale.

«La Chiesa come la conosciamo in Irlanda è quasi arrivata alla fine del suo viaggio», ha affermato il portavoce dell’Association of Catholic Priests p. Roy Donovan, 67 anni, lo scorso novembre (Irish Voice, 17/11), aggiungendo di sperare che il Sinodo di Roma del 2023 dovrebbe prendere in esame una modernizzazione della Chiesa cattolica, con misure misure di vasta portata; «Il sacerdozio deve essere reinventato qui, e sono necessari grandi cambiamenti per dare nuova vita alla Chiesa. Il sistema clericale come lo conosciamo sta volgendo al termine e abbiamo bisogno di persone comuni che prendano il controllo della Chiesa». In particolare, ha detto p. Donovan, «abbiamo bisogno di donne sacerdote e abbiamo bisogno di porre fine alla regola del celibato. Credo che la maggioranza dei sacerdoti voglia questi cambiamenti e penso che accadrà sicuramente nei prossimi 20 anni, ma spero molto prima». «Il vecchio modo di gestire la Chiesa è quasi agli sgoccioli, i cambiamenti devono arrivare e verranno, perché altrimenti non rimarrà più nulla della Chiesa».

Il crollo nel numero dei sacerdoti e la mancanza di nuove vocazioni, soprattutto, stanno esercitando una pressione senza precedenti sugli ecclesiastici più anziani: «Il numero dei sacerdoti è molto basso e stiamo tutti invecchiando», ha spiegato Donovan. «Come sappiamo ad alcuni sacerdoti viene chiesto di continuare a lavorare oltre l'età pensionabile di 75 anni, e i sacerdoti si sentono obbligati a farlo. Una delle funzioni principali di un sacerdote è dire la messa. Ma allo stato attuale, ci troviamo di fronte a una situazione in cui in alcune parrocchie non ci saranno più sacerdoti disponibili per funerali, matrimoni o battesimi. Potremmo anche dover celebrare messe funebri comuni nel prossimo futuro, a meno che non si vedano presto cambiamenti».

Il vescovo di Meath mons. Tom Deenihan ha recentemente annunciato che nella sua diocesi – che ha perso sei sacerdoti durante la pandemia – è «sempre più difficile» avere sacerdoti in tutte le parrocchie, e si deve fare affidamento su sacerdoti provenienti dall'estero: «La diocesi dipende sempre più da sacerdoti provenienti da Romania, Africa e Polonia», ha affermato.

Nella diocesi di Cloyne, che attualmente conta cinque parrocchie senza un sacerdote residente, entro il 2023 andranno in pensione sei dei suoi 70 sacerdoti; in quella di Galway, Kilmacduagh e Kilfenora saranno 7 su 40 sacerdoti. A Kerry 12 delle 53 parrocchie non hanno più un sacerdote residente; un numero destinato a salire, con quattro dei suoi 46 sacerdoti in pensione entro l'estate 2023. Forse è arrivato il momento di un sinodo nazionale, è l’opinione del responsabile diocesano delle comunicazioni, p. Diarmuid Hogan.

Forte preoccupazione viene anche dal fatto che i preti sono sempre più vittima di depressione e di problemi di salute mentale. La pandemia, ha affermato Donovan, con l’isolamento forzato e la chiusura delle chiese non ha fatto che esacerbare questa situazione; «Uno dei problemi che hanno i sacerdoti è che sentono di non avere nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto», ha aggiunto.

* Dublino, cattedrale di St. Patrick. Foto di David Iliff tratta da Flickr, immagine originale e licenza

 

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