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Domenicano tedesco: "Ricordare che il Cammino sinodale in Germania nasce come risposta agli abusi sessuali"

BERLINO-ADISTA. Gli attacchi e le critiche al Cammino sinodale tedesco non tengono conto del contesto in cui il progetto è stato formulato, vale a dire la scoperta di migliaia di abusi sessuali e spirituali da parte dei preti e il loro insabbiamento. Lo sostiene su katholisch.de (24/2) il domenicano Simon Hacker, che vive nello studentato viennese dell'Ordine e lavora come assistente pastorale alla periferia di Vienna; è delegato della Conferenza dei Superiori dell'Ordine Tedesco (DOK) per l'assemblea sinodale e ed è membro del forum sinodale sul sacerdozio. Hacker si riferisce in particolare alle critiche del nunzio in Germania Nikola Eterovi?, che ha ripetutamente criticato le discussioni e i risultati provvisori nel suo discorso alla terza assemblea sinodale, svoltasi a Francoforte all'inizio di febbraio, senza dire una parola su violenze e insabbiamenti. O ancora, a una recente lettera aperta di mons. Stanis?aw G?decki, presidente della Conferenza episcopale polacca, al suo omologo tedesco mons. Georg Bätzing, in cui non si fa cenno a questa connessione. 

 

Le prime parole del preambolo dello statuto del Cammino sinodale tedesco affermano che «La Chiesa cattolica in Germania è sulla strada del pentimento e del rinnovamento. Siamo di fronte a una grave crisi che sta scuotendo profondamente la nostra Chiesa, in particolare a causa dello scandalo degli abusi». Compito e obiettivo del processo è dunque affrontare le cause sistemiche e i fattori di rischio della violenza e degli insabbiamenti. «Questo è l'unico modo per comprendere le iniziative che vengono discusse e approvate dal Cammino sinodale. Questo contesto fornisce le loro basi e spiega la loro urgenza», afferma Hacker. E questo contesto emerge  in numerosi contributi pubblici, in cui i membri del sinodo chiariscono continuamene il collegamento con la prevenzione degli abusi sistemici, mentre anche i testi sinodali contengono vari riferimenti ad esso. Un esempio: la bozza sul celibato obbligatorio, accolta alla terza assemblea in prima lettura, che chiede molti cambiamenti, ha al centro l'intuizione che l'obbligo del celibato «può avere un effetto attraente su uomini con uno sviluppo personale e sessuale pericolosamente immaturo»; 

«Sorge il sospetto  - scrive il domenicano - che si persegua una delegittimazione del Cammino sinodale attraverso una decontestualizzazione mirata. Gli sforzi di riforma sono stati deliberatamente presi fuori contesto rispetto ad abusi e insabbiamenti, al fine di presentarli come un atteggiamento nostalgico rispetto alle vecchie rivendicazioni trite e ritrite del 1968». 

«Una cultura del dibattito ragionevole ed equa, un autentico dialogo spirituale ha bisogno di contraddizioni e critiche. Ma prima deve capire seriamente e prendere sul serio l'altra posizione, compreso il suo contesto. Quindi, se una strategia di decontestualizzazione fosse perseguita consapevolmente, sarebbe un grave fallo nel discorso della chiesa. Si tratterebbe di un deliberata travisamento e discredito degli obiettivi e del lavoro del cammino sinodale». Se invece si trattasse di una rimozione inconscia, avrebbe ugualmente «conseguenze fatali per il nostro dialogo spirituale, perché renderebbe impossibile la vera comprensione. E bisognerà chiedersi se ciò non intacchi anche l'effettiva preoccupazione di prevenire la violenza sessuale e spirituale».

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