
«Energie di Pace»: guerra e questione energetica in un intervento di Giulio Marcon
Un sistema produttivo ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, come il gas russo e il petrolio: con l’inizio dell’invasione in Ucraina, questa debolezza italiana è emersa con forza inquietante, segnala Giulio Marcon in un editoriale di Sbilanciamoci! del 14 marzo che denuncia, tra l’altro, il mancato avvio in Italia di «un percorso convincente di riconversione energetica che ci liberi dalle fonti fossili per andare decisamente sulla strada della elettrificazione (alimentata dalle energie rinnovabili) del nostro sistema di mobilità».
Secondo Marcon, «uno degli effetti collaterali di questa guerra (non solo per l’Italia) è infatti il rischio di rallentare la transizione ecologica e le tante cose che ci sono da fare per avvicinarsi a questo traguardo, per mettersi a ricercare nuovi fornitori delle stesse fonti fossili che ci arrivano dalla Russia. Il risultato di tutto ciò è un cambiamento di orientamento, sul breve termine, a favore della lobby del gas e del petrolio, a scapito degli investimenti sull’elettrificazione della mobilità e sulle energie rinnovabili».
Ecco perché, osserva Marcon, occorre «riportare l’attenzione alla vera priorità strategica che abbiamo di fronte: l’abbandono della strada del petrolio e del gas a favore delle energie rinnovabili e della elettrificazione del sistema di mobilità. Tutto ciò tra l’altro favorisce l’autosufficienza nazionale e anche quella locale, grazie alle comunità energetiche, e indebolisce il potere di ricatto di chi esporta fonti fossili, togliendo dal tavolo il pretesto di guerre e conflitti».
«Mentre le fonti fossili (soprattutto il petrolio) sono legate, in passato come oggi, a dinamiche di guerra e di dominio (come quelle che vediamo oggi in Ucraina)» – conclude l'editoriale, invitando al convegno del 25 marzo a Torino, dal titolo “Mobilità sostenibile al lavoro” – «le fonti rinnovabili e l’elettrificazione del settore dell’automotive possono rappresentare delle energie di pace, per un modello di sviluppo radicalmente, nuovo: sostenibile».
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