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L'Occidente e quel «delirio» militarista che ha già fatto troppi danni...

L'Occidente e quel «delirio» militarista che ha già fatto troppi danni...

Nonostante quello che si continua ostinatamente a pensare «nei circoli occidentali», l’unica risposta possibile alla guerra in corso in Ucraina, «non è militare, ma solo politica»: ne è convinto Giulio Marcon (portavoce e tra i fondatori della campagna Sbilanciamoci!, già deputato indipendente per Sinistra ecologia e libertà), autore di un editoriale pubblicato il 4 maggio sul sito della campagna.

Bisognerebbe in primo luogo intensificare l’azione diplomatica per giungere rapidamente a un accordo di compromesso sul cessate il fuoco, spiega Marcon. E invece, aggiunge, «all’intensificazione criminale della aggressione di Putin ha corrisposto un demenziale atteggiamento dei Paesi occidentali e della NATO, tutto rivolto a conseguire la “vittoria militare” sull’aggressore». Inoltre, «l’invio delle armi invece non accelera la fine della guerra, ma la prolunga, rischia di estenderla e di renderla più feroce».

È necessario dunque invertire la prospettiva dell’azione internazionale, propone il portavoce di Sbilanciamoci!: «Non si tratta di vincere la guerra, ma di vincere la pace». L’esempio proposto da Marcon è Cipro e la Bosnia, usciti divisi dai conflitti, con accordi non totalmente soddisfacenti ma che almeno hanno messo fine alla carneficina. «Meglio una pace ingiusta (gli accordi di pace non sono mai giusti, purtroppo) che una guerra classificata come giusta, ma che è solo un crimine, un massacro di povera gente», conclude il portavoce di Sbilanciamoci! che, in chiusura di editoriale, invita a evitare «la retorica e il delirio (militarista) di chi vorrebbe continuare la guerra sulla pelle degli altri». Una storia purtroppo nota e costellata dai gravi errori dell’Occidente che ha spesso alimentato divisioni e guerre, «impedendo che si costruissero con il multilateralismo le condizioni di assetti delle relazioni internazionali fondati sulla sicurezza condivisa». «Evitiamo l’ennesimo errore, che potrebbe essere fatale. La strada – difficile e impervia – è quella della ricerca del negoziato e di una soluzione politica. Quella militare, invece, ci porta verso il baratro».

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