Un passato che deve ancora avvenire: a 10 anni dalla morte di Carlo Maria Martini
Tratto da: Adista Documenti n° 28 del 30/07/2022
DOC-3204. MILANO-ADISTA. A fine agosto saranno trascorsi 10 anni dalla morte di Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 e cardinale (funzione alla quale fu chiamato nel 1983 da Giovanni Paolo II), fine biblista e teologo. Fu stimato pastore fra e dei suoi fedeli al punto che, nel 1983, fu scelto dai militanti ancora liberi di Prima Linea per la consegna delle armi ancora in loro disponibilità (kalashnikov, mitra, pistole, munizioni e bombe per bazooka).
Nel 1987 avviò nell'arcidiocesi l'iniziativa, conclusasi nel 2002, della “Cattedra dei non credenti”, rivolta nelle intenzioni di Martini a tutti i "pensanti" senza distinzione di credo. Questo era l’arcivescovo di Milano: uomo per il dialogo e l’incontro tra diversi, per religione, genere, famiglia, ideologia, etnia, nascita, storia personale; e perciò uomo di frontiera aperto a quella modernità scientifica e filosofica, veri “segni dei tempi”, cui invece la Chiesa continuava e continua a resistere malgrado – ma anche contro – la sfida aperta dal Concilio Vaticano II. E se ne doleva, il cardinale, riscontrando che la Chiesa era «rimasta indietro di duecento anni», tutta protesa alla conservazione e al tradizionalismo piuttosto che alla autentica tradizione, di cui bisogna mantenere e trasmettere la sostanza, lasciando però che la forma si aggiorni, perché di volta in volta sia significante per le culture e per i tempi che l’accolgono.
Sulla figura del card. Martini Gianfranco Poma, sacerdote a Pavia, e Walter Minella, già professore di storia e filosofia nella stessa città, hanno scritto una riflessione che ne mette in rilievo non solo l’attualità, ma la necessità di assumere la sua prospettiva e di seguire il suo insegnamento. Proponiamo il loro testo qui di seguito.
*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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