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La rivista dei gesuiti: non è di un governo di destra che l'Italia ha bisogno

La rivista dei gesuiti: non è di un governo di destra che l'Italia ha bisogno

Con il titolo “Votare: un verbo da coniugare al futuro”, la rivista dei gesuiti Aggiornamenti sociali (agosto-settembre) affronta, con l’editoriale di Giuseppe Riggio diffuso in data di oggi, l’argomento delle elezioni cui si sta preparando il nostro Paese a causa della caduta del governo Draghi. E sceglie, anche se non lo fa apertis verbis: non è un governo di destra di cui l’Italia ha bisogno considerando la realtà nazionale e internazionale in cui si muove.

Al nocciolo dell’articolo, Riggio osserva: «Fin dalle prime battute, è apparso in modo chiaro che sarà una campagna altamente polarizzata, giocata su slogan (in alcuni casi anche vecchi e riciclati) e contrapposizioni schematiche, rissosa su alcuni grandi temi, che ritorneranno nelle proposte dei vari partiti, anche se con un ordine diverso di priorità e differenti soluzioni proposte: l’economia, il lavoro, la riforma fiscale, la sicurezza, il capitolo della giustizia, la politica estera (soprattutto le relazioni del nostro Paese con l’Unione Europea, le posizioni sulla guerra in Ucraina e, in particolare, i rapporti di alcuni partiti con la Russia), la crescita di diseguaglianze e povertà, le questioni legate all’ambiente, a cui siamo tutti (finalmente) più sensibili dopo il caldo eccezionale dell’estate e le tragedie in montagna per lo scioglimento dei ghiacciai».

A pagare il prezzo più alto di questa rissosa «affannata campagna elettorale saranno proprio la qualità del dibattito politico e la possibilità di affrontare le questioni emerse negli ultimi anni a seguito dello shock pandemico e della guerra in Ucraina». Perciò l’autore mette in guardia l’elettore: è «importante fare attenzione al linguaggio che viene usato o al ricorso in modo strumentale ai simboli religiosi. Si tratta in entrambi i casi di una cartina di tornasole di una certa visione della società e dei rapporti al suo interno: se le parole e le immagini utilizzate si basano sull’esclusione e sulla negazione di valori e diritti di parti della società, allora viene compromesso quell’impegno evocato in una dichiarazione dal card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, all’indomani della convocazione delle elezioni, per “ritrovare quello che unisce, per rafforzare il senso di una comunità di destino e la passione per rendere il nostro Paese e il mondo migliori”».

«Come cittadini ed elettori», sollecita, «non fermiamoci a considerare in modo isolato le singole misure che vengono man mano presentate da parte dei leader politici, più o meno riuscite dal punto di vista comunicativo e spesso pensate per fare breccia nel mare di proposte, a volte prescindendo persino dalla loro effettiva sostenibilità nel tempo o dalla loro reale efficacia. Le questioni che abbiamo di fronte, anche nella loro novità, sono tra loro strettamente interconnesse, presentano una grande complessità e non possono essere affrontate in modo serio senza avere una visione di insieme, senza che vi sia un confronto approfondito con la realtà del Paese, con le sue potenzialità e vulnerabilità. L’adozione di questo approccio si traduce, ad esempio, nel conoscere e valorizzare la vitalità di tanti territori, anche periferici, e settori economici; nel riconoscere la drammaticità dei livelli di diseguaglianza e povertà che si sono raggiunti e agire per dare una risposta; nel prendere atto che il volto del nostro Paese è ben più multietnico di quanto viene solitamente detto, e questa è un’opportunità enorme se si smette di considerarlo un problema; nel riconoscere lo spreco di creatività e risorse che si consuma quando giovani e donne non trovano sufficiente spazio nel mondo del lavoro e nella società perché mancano politiche adeguate. Soprattutto questo approccio permette di vedere queste questioni come singole facce di un unico poliedro, che vanno considerate e pensate insieme».

Il «recupero di questo senso della misura e della responsabilità» potrà inoltre, è la speranza di Riggo, «fare breccia su quei cittadini, stanchi o disillusi anche a causa delle recenti vicende, che si sono allontanati dalle questioni politiche, e che sembra abbiano già deciso di astenersi alle prossime elezioni, come testimonia l’hashtag #iononvoto lanciato su Twitter subito dopo le dimissioni di Draghi: sono un pezzo della nostra società che resta silenzioso nei canali istituzionali, ma non per questo non hanno idee e opinioni, bisogni che vanno tenuti in conto ed energie preziose da mettere a disposizione».

*Foto tratta da pxhere.com, immagine originale e licenza

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