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Dorothy Day: l'editrice vaticana pubblica l'autobiografia della pacifista radicale Usa con la prefazione di papa Francesco

Dorothy Day: l'editrice vaticana pubblica l'autobiografia della pacifista radicale Usa con la prefazione di papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri è il titolo dell'autobiografia di Dorothy Day, pacifista e attivista sociale radicale statunitense, appena pubblicata dalla Libreria editrice vaticana, con prefazione di papa Francesco, che l'ha dfinita «una grande americana» nel suo intervento al Congresso degli Stati Uniti nel 2015 (Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri. Dall’ateismo alla fede: il mio cammino interiore, a cura di Robert Ellsberg, Lev, pp. 228, euro 17, in libreria da oggi)

Nata a New York nel 1897, Dorothy Day è stata una giornalista e attivista sociale anarchica, componente dell’Industrial Workers of the World statunitense, famosa per le sue campagne di giustizia sociale in difesa dei poveri e dei senza casa. Nella vita di Dorothy Day, il punto di svolta è la sua conversione al cattolicesimo; la fede si fonde con la sua esperienza di vita politica e sociale, iniziando una singolare presenza, non solo sindacale, con i lavoratori statunitensi. Insieme a Peter Maurin ha fondato il Catholic Worker Movement nel 1933; il movimento iniziato con la pubblicazione del giornale Catholic Worker, fu avviato per delineare una nuova collocazione neutrale e pacifista (negli anni trenta sempre più lacerati dalle guerre), che sposava la nonviolenza e l’ospitalità degli impoveriti e dei diseredati. Dorothy Day aprì in seguito “una casa dell’ospitalità” nei quartieri poveri di New York. Il movimento si diffuse rapidamente in altre città degli USA, in Canada, in Gran Bretagna: dal 1941 sono state fondate più di trenta comunità, ognuna indipendente, ma tutte affiliate ai Catholic Workers. Oggi esistono ben più di cento comunità, incluse alcune in Germania, Olanda, Irlanda, Svezia, Messico, Australia e Nuova Zelanda. Dorothy Day è morta nel 1980, la Chiesa l'ha proclamata "serva di Dio". Tra i suoi scritti l’opera più importante è la sua autobiografia The Long Loneliness pubblicata nel 1952. Un resoconto di Dorothy Day sul movimento Catholic Workers, Loaves and Fishes, fu pubblicato nl 1963. Le è stato dedicato un film, Entertainig Angels: The Dorothy Day Story, sulla sua vita e le lotte da lei intraprese (1996), nonché un lungometraggio documentario, Dorothy Day: Don’t Call me a Saint (2006), premiato alla Marquette University, dove è stato aperto un archivio dei suoi documenti il 29 novembre 2005.

«Tutta la vicenda di Dorothy Day, questa donna americana impegnata un’intera vita per la giustizia sociale e i diritti delle persone, in particolare i poveri, i lavoratori sfruttati, gli emarginati dalla società, dichiarata serva di Dio nel 2000, è un’attestazione di quanto già l’apostolo san Giacomo sosteneva nella sua Lettera: "Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede" (2,18)», si legge nella prefazione di papa Francesco.

«Dorothy è una donna inquieta: quando vive il suo cammino di adesione al cristianesimo è giovane, non ha nemmeno ancora trent’anni, da tempo ha abbandonato la pratica religiosa, che le era sembrata, come sottolinea il fratello cui dedica questo libro, una cosa "morbosa". Invece, crescendo nella propria ricerca spirituale, arriva a considerare la fede e Dio non come un «tappabuchi», per usare una celebre definizione del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, bensì quale deve essere veramente, cioè la pienezza della vita e il traguardo della propria ricerca di felicità. Scrive Dorothy Day: "La maggior parte delle volte i barlumi di Dio sono giunti quando ero sola. I miei detrattori non possono dire che sia stata la paura della solitudine e del dolore che mi ha fatto rivolgere a Lui. È stato in questi pochi anni in cui ero sola e strafelice che l’ho trovato. Finalmente l’ho trovato attraverso la gioia e il ringraziamento, non attraverso il dolore".Ecco, Dorothy Day ci insegna che Dio non è un mero strumento di consolazione o di alienazione per l’uomo nell’amarezza dei propri giorni, bensì egli colma in abbondanza il nostro desiderio di gioia e di realizzazione. Il Signore brama cuore inquieti, non anime borghesi che si accontentano dell’esistente. E Dio non toglie niente all’uomo e alla donna di ogni tempo, dà soltanto il centuplo! Gesù non è venuto ad annunciare che la bontà di Dio costituisce un surrogato dell’essere uomini, ci ha regalato invece il fuoco dell’amore divino che porta a compimento quanto di bello, di vero e di giusto alberga nel cuore di ogni persona. Leggere queste pagine di Dorothy Day e seguire il suo itinerario religioso diventa un’avventura che fa bene al cuore e che tanto può insegnarci per mantenere desta in noi un’immagine veritiera di Dio».

«Dorothy Day ha servito gli altri tutta la vita - si legge ancora nella prefazione. «Anche prima di giungere alla fede in forma completa. E questo mettersi a disposizione, con il proprio lavoro di giornalista e di attivista, è diventata una sorta di “autostrada” con la quale Dio le ha toccato il cuore. Ed è lei stessa a ricordare al lettore come la lotta per la giustizia rappresenta uno dei modi con i quali, anche inconsapevolmente, ogni persona può realizzare il sogno di Dio di un’umanità riconciliata, nella quale il profumo dell’amore sovrasti l’odore nauseante dell’egoismo. Le parole di Dorothy Day sono quanto mai illuminanti su questo: «L’amore umano al suo meglio, disinteressato, luminoso, che illumina i nostri giorni, ci fa intravedere l’amore di Dio per l’uomo. L’amore è la cosa migliore che ci sia dato di conoscere in questa vita». Questo ci insegna qualcosa di veramente istruttivo ancora oggi: credenti e non credenti sono alleati nel promuovere la dignità di ogni persona quando amano e servono il più abbandonato degli esseri umani.Quando Dorothy Day scrive che lo slogan dei movimenti sociali per i lavoratori del suo tempo era "problema di uno, problema di tutti", mi ha ricordato una celebre affermazione che don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana di cui quest’anno si ricordano i 100 anni della nascita, fa dire al protagonista di Lettera a una professoressa: "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". Il servizio deve diventare, dunque, politica: ovvero scelte concrete perché la giustizia prevalga e la dignità di ogni persona sia salvaguardata».

 

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