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La Giornata Onu contro i test nucleari e il lungo cammino verso la fine della minaccia atomica

La Giornata Onu contro i test nucleari e il lungo cammino verso la fine della minaccia atomica

2.000 sono stati i test nucleari che si svolti tra il 16 luglio 1945, giorno del test USA a Trinity in preparazione del disastro di Hiroshima e Nagasaki, e il 2017. «Agli albori dei test atomici non si teneva conto dei loro effetti devastanti sulla vita umana, né tanto meno dei pericoli del fallout nucleare dei test atmosferici», riflette la Campagna “Italia, ripensaci”, promossa da Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo, in occasione della Giornata Onu contro i test nucleari in ambito civile e militare che si celebra oggi, 29 agosto. Con il tempo, si legge ancora nella nota odierna, «gli effetti terrificanti» «su persone e ambiente» sono risultati evidenti e oggi destano preoccupazione gli ordigni di più recente costruzione, ben più potenti dei loro predecessori.

Acque radioattive, terre contaminate e inospitali per decenni: l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) – della quale fanno parte Rete Pace Disarmo e Senzatomica – ha diffuso un approfondito e documentato focus che certifica “Il costo umano dei test nucleari”. «Gli esperimenti condotti in varie parti del mondo (Kazakistan, Algeria, Stati Uniti, Isole del Pacifico…) – spiega la nota delle due associazioni – hanno avuto come risultato epidemie di tumori e altre malattie croniche. Senza dimenticare come ampie porzioni di territorio rimangono radioattive e non sicure per la presenza umana anche decenni dopo la chiusura dei siti di sperimentazione. Le vittime di questi esperimenti tossici non devono essere dimenticate e le loro richieste di giustizia e assistenza devono essere soddisfatte».

Dal 2009 le Nazioni Unite chiedono di educare e sensibilizzare, ogni 29 agosto, «sugli effetti delle esplosioni di test di armi nucleari o di qualsiasi altro tipo di esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari».

In occasione della Giornata di oggi, il Segretario Generale António Guterres ha chiesto di «porre fine a questa eredità distruttiva. Quest’anno ci troviamo di fronte a un allarmante aumento della sfiducia e delle divisioni a livello globale. In un momento in cui quasi 13.000 armi nucleari sono stoccate in tutto il mondo (e i Paesi stanno lavorando per migliorarne la precisione, la portata e il potere distruttivo) questa è una ricetta per l’annientamento dell’umanità. Un divieto giuridicamente vincolante sui test nucleari è un passo fondamentale nella nostra ricerca di un mondo libero da armi nucleari. Il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), sebbene non sia ancora in vigore, rimane una potente testimonianza della volontà dell’umanità di sollevare l’ombra dell’annientamento nucleare dal nostro mondo, una volta per tutte. In nome di tutte le vittime dei test nucleari, invito tutti i Paesi che non hanno ancora ratificato il Trattato a farlo immediatamente, senza condizioni. Poniamo fine ai test nucleari per sempre».

Anche Senzatomica e Rete Pace e Disarmo rilanciano l’appello del Segretario Generale Onu «a favore del CTBT nell’ambito del percorso di disarmo nucleare globale previsto dalla campagna Ican con il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari TPNW». L’Italia, che ancora non ha siglato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), «ha ratificato il CTBT e positivamente continua ad affermare quando sia importante e cruciale, ma dovrebbe dirlo con maggiore forza anche ai suoi alleati che no lo hanno ancora ratificato, tra cui gli Stati Uniti. Il CTBT potrà infatti entrare in vigore solo se alcuni paesi specifici lo ratificheranno. Basta quindi con i discorsi retorici, è importante che l’Italia faccia i passi concreti verso i propri alleati: oltre agli Stati Uniti, neppure Cina, Egitto, Iran e Israele lo hanno tra gli altri ratificato, ma sono nella lista dei Paesi ritenuti indispensabili per l’entrata in vigore».

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