Autonomia differenziata e tutela ambientale: i nodi spinosi del Ddl passato al Senato
«Un regionalismo differenziato che va ben oltre quanto immaginato dall'articolo 116 della Costituzione»; «per la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali ben più di una mina innescata»; «arlecchino istituzionale»: sono queste le parole che il WWF ha scelto per commentare il passaggio in Senato del cosiddetto Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata.
Auspicando che la Camera «ascolti quello che il Senato ha voluto ignorare sia sul piano giuridico che su quello del semplice buon senso», il WWF enuclea tutti i nodi spinosi del provvedimento in materia di tutela del territorio, della natura e della biodiversità italiana. Innanzitutto, secondo l’organizzazione «non c’è copertura economica per garantire uguali Livelli Essenziali di Prestazione [LEP] in modo omogeneo in tutte le Regioni». LEP sulla tutela ambientale che, tra l’altro, «non sono stati ancora definiti (soprattutto per i temi della biodiversità e dei servizi ecosistemici), né sono definibili senza il necessario supporto tecnico e scientifico».
Un altro nodo spinoso e tutto da valutare è, secondo il WWF, il conflitto tra autonomia sulle materie relative alla tutela ambientale e dettato costituzionale, che al riformato art. 9 riconosce «la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità anche nell’interesse delle generazioni future» tra i principi fondamentali. «Questo avrebbe dovuto quanto meno imporre una procedura differenziata rispetto alle altre materie». «La natura non riconosce il confine di amministrativo di una regione e quindi dovrebbe essere tutelata in modo omogeneo e coerente su tutto il territorio nazionale».
L’autonomia differenziata, accusa infine il WWF, tracima i limiti costituzionali anche perché si direbbe «molto più simile ad un federalismo non dichiarato che non al regionalismo asimmetrico ipotizzato dal legislatore. L’arlecchino istituzionale che rischia di uscire da regionalismo differenziato oggi in discussione non aiuterà certo la tutela ambientale e non ne beneficeranno i diritti alla salute e al benessere dei cittadini ad essa indissolubilmente legati».
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