
Argentina: nei disegni del governo anche il carcere per la donna che abortisce
In Argentina, il partito Nuevas Ideas del presidente Javier Milei ha presentato un progetto legislativo per abrogare la legge 27.610 che dal 30 dicembre 2020 regola l'interruzione volontaria di gravidanza (IGV), peraltro consentita fino alla 14.ma settimana.
Il nuovo progetto abroga il testo esistente, tornando alla punibilità della donna e di chi l’assiste o consiglia (medici, chirurghi, partner, farmacisti), anche se la gravidanza è frutto di stupro o di abuso sessuale. L’aborto è permesso solo se esiste un «pericolo imminente» per la vita della donna e solo «se il pericolo non può essere evitato con altri mezzi» (art. 86 Codice penale).
«Una donna che provoca il proprio aborto o acconsente che un'altra donna lo provochi – prevede il progetto di parte Milei – è punita con la reclusione da uno a quattro anni» in base all’art. 88 del Codice penale » (attualmente è da 1 a 3 mesi se la pratica viene portata avanti oltre le 14 settimane e al di fuori delle cause previste dall'articolo 86 del Codice penale). Reclusione da uno a quattro anni anche per chiunque causi l'aborto con il consenso della donna (la pena massima sarà elevata a sei, se al fatto fa seguito la morte della donna) e da tre a dieci anni se non c’è il consenso della donna.
Fa notare il quotidiano Pagina/12 (8 febbraio) che la proposta governativa sulla IGV è stata avanzata a ridosso della prima visita che Milei farà a papa Francesco (12 febbraio) e dopo il polverone (e fallimento) della Legge Omnibus al Congresso.
«Combatteremo ogni battaglia e neanche questo progetto, come la legge Omnibus, potrà realizzarsi. Noi femministe non lo permetteremo», ha detto a Página 12 Soledad Deza, avvocata e responsabile della ONG Mujeres x Mujeres di Tucumán.
Il progetto, che è firmato solo da legislatori filo-governativi, rimuove anche il linguaggio inclusivo della formulazione attuale e la figura di una persona surrogata che include gli uomini trans come soggetti di diritto che possono richiedere l’aborto. Nessun rappresentante di un altro partito sostiene l'iniziativa.
*Palazzo del Congresso a Buenos Aires. Foto ritagliata di Filippo Restrepo Acosta tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!