Derive settarie nelle nuove comunità ecclesiali: il Cammino Neocatecumenale
Tratto da: Adista Documenti n° 19 del 25/05/2024
DOC-3316. ROMA-ADISTA. Man mano che gli studi sugli abusi di potere, psicologici e di coscienza nella Chiesa aprono nuovi orizzonti di interpretazione di un fenomeno che sembra aver risparmiato poche realtà ecclesiali organizzate, è sempre più netta la constatazione che, quando si parla di movimenti e nuove comunità, gli abusi vanno spesso ricondotti a una struttura, anziché a singoli individui, che spesso contiene in sé in partenza elementi abusivi. Che si tratti di confusione tra cariche direttive e ruoli di accompagnamento spirituale, spesso riuniti nella stessa persona, o di prassi come certe forme di confessione obbligata, esplicitata pubblicamente, per non parlare di forme devianti di spiritualità o di derive dottrinali, tali meccanismi vanno sempre più approfonditi, soprattutto ascoltando le vittime. Vittime che subiscono traumi spesso irreversibili, o che vengono isolate e punite o allontanate per il loro dissenso. Famiglie devastate, in una situazione di sofferenza che ne tocca tutti i membri, spesso in particolare le donne. Ed è proprio il quadro che emerge da uno studio condotto dal Laboratorio Rein-surrezione, rete che comprende donne e uomini appartenenti ad associazioni (Donne per la Chiesa, Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne) da anni impegnati per rendere riconoscibili e visibili le dottrine, le pratiche e le condotte misogine che governano la Chiesa cattolica, ma anche persone che hanno un vissuto di manipolazione e abusi in congregazioni o in contesti ecclesiali. Nel documento che presentiamo, Clelia Degli Esposti, Cecilia Sgaravatto e Monique Van Heynsbergen hanno raccolto e contestualizzato diverse testimonianze di abusi subiti all’interno del Cammino Neocatecumenale.
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