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Bayonne come Toulon? Mons. Aillet riceve una visita. Chiesta dal Vaticano.

Bayonne come Toulon? Mons. Aillet riceve una visita. Chiesta dal Vaticano.

BAYONNE-ADISTA. Una prima «visita fraterna» (sorella minore della visita apostolica) ai seminari di Bayonne, già avvenuta nel silenzio qualche mese fa, e un'altra, in procinto di iniziare, che ha come oggetto la diocesi stessa: c'è un po' di maretta, evidentemente, nella diocesi di Bayonne, nel sud della Francia, guidata dal vescovo mons. Marc Aillet, di cui abbiamo ampiamente parlato a proposito dell'Alliance des coeurs unis , associazione cattolica a metà tra rivelazioni private e agenda politica di estrema destra, al centro della quale è la presunta veggente Gaetane de Lacoste Lareymondie, alias “Virginie”, e del quale Aillet è membro, accompagnatore pastorale (e garante episcopale). E avevamo anche evidenziato come egli fosse stato l'unico vescovo francese a rifiutare di aprire gli archivi diocesani alla Commissione indipendente sugli abusi sessuali (CIASE). Ora, però, sembra esserci un supplemento di preoccupazione per la sua diocesi, che ha la nomea di accogliere comunità e seminaristi senza troppi distinguo: un po' come accadeva a Toulon-Frejus con mons. Dominique Rey, cui l'anno scorso è stato affiancato un coadiutore, v. Adista).

 

Visita fraterna, sì, ma indetta dal Dicastero per i Vescovi

Il comunicato di mons. Aillet, diffuso il 27 maggio, ha tutta l'aria di voler minimizzare, mettendo addirittura “visita fraterna” tra virgolette: un'espressione che indica la sorella minore della visita apostolica, il dispositivo che viene messo in atto in presenza di criticità preoccupanti. «In seguito alla “visita fraterna” dei nostri due seminari da parte di mons. Jean-Marc Micas, vescovo di Tarbes e Lourdes, lo scorso inverno – scrive mons. Aillet – ora è la diocesi stessa a ricevere una tale “visita fraterna” all'inizio di giugno e all'inizio di luglio: mons. Antoine Herouard, arcivescovo di Digione, incontrerà il vescovo, i suoi collaboratori, preti e laici, nonché coloro che hanno responsabilità diocesane. Affido questa visitazione (sic!) alla vostra preghiera: che ci incoraggi nella nostra missione di annunciare il vangelo e ci aiuti a rafforzare la nostra comunione missionaria».

Al netto del linguaggio, che vuole richiamare più l'incontro tra Maria e Elisabetta che una indagine, mons. Aillet, in un primo tempo, sembra effettivamente essere riuscito nell'intento di derubricare a bagattella l'iniziativa riguardante la sua diocesi, tanto che sui social si diffonde la convinzione che una visita fraterna sia effettivamente qualcosa di molto informale, una prassi consueta, non certo decisa dal Vaticano, ma addirittura organizzata su richiesta di un singolo vescovo, che si sceglierebbe persino i visitatori da solo.

Ma già a una prima consultazione della Lettera apostolica Praedicate evangelium del 2022 sui compiti della Curia, ci si rende conto che non è così. Stando all'art. 107, par. 2, riguardante gli incarichi del Dicastero per i Vescovi: le «visite fraterne o apostoliche» avvengono quando «per il retto esercizio della funzione episcopale di governo si richieda un intervento speciale, qualora il Metropolita o le Conferenze episcopali non siano in grado di risolvere il problema», e spetta «al Dicastero, se sarà necessario di comune accordo con gli altri Dicasteri competenti», indirle, valutarne i risultati e proporre al papa le decisioni ritenute opportune.

Abbiamo chiesto conferma di tutto questo al visitatore stesso, l'arcivescovo di Digione mons. Antoine Herouard, che è stato cristallino: «Posso confermare che mi è stato chiesto dal Dicastero dei Vescovi di effettuare una visita fraterna alla diocesi di Bayonne. È stato il prefetto del Dicastero a nominarmi, immagino su suggerimento del nunzio apostolico o in accordo con lui. Ma il principio di tale visita rientra nelle competenze del Dicastero». Il senso di una visita fraterna, ci ha spiegato, è che «un unico visitatore incontrerà principalmente i collaboratori del vescovo e i membri dei vari consigli diocesani per analizzare il governo pastorale del vescovo e poter fare una diagnosi del governo della diocesi». In seguito, «naturalmente, incontrerò il vescovo Aillet per uno scambio di opinioni con lui».

 

Dalla diocesi all'Alliance des Coeurs Unis?

A fare problema è certamente anche l'appartenenza di mons. Aillet all'Alliance des Coeurs Unis, poiché le visioni della veggente Virginie, pubblicate in alcuni libri con prefazione dello stesso Aillet, sembrerebbero porre diversi problemi di ordine dottrinale. Descritta dal quotidiano La Croix come una “chiesa parallela”, l'Alliance è stata segnalata anche da diversi organismi anti-derive settarie.

A questa associazione Aillet sembra tenere moltissimo, tanto che, a scopo preventivo, forse per evitare “intromissioni” dall'alto, lo scorso anno ha commissionato spontaneamente un rapporto su di essa - pur nell'evidente conflitto di interessi della sua duplice posizione, di vescovo e membro - al domenicano p. Gilbert Narcisse e a Aude Haushalter, conoscente della veggente; il rapporto, a dispetto di un giudizio apparentemente positivo, raccomandava peraltro un supplemento di indagine dottrinale. Ora, a quanto è dato sapere, il dossier sul caso “Alliance” - che nemmeno per il responsabile del servizio derive settarie dell'episcopato francese mons. Jean-Luc Brunin, che avevamo interpellato in proposito, era concluso - è finito sul tavolo della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale francese, guidata dal vescovo di Mende mons. Benoît Bertrand.

*Foto ©Peter Potrowlsitemai.eu. Immagine originale e licenza

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