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Il Brasile prende in carico l'ambasciata argentina in Venezuela dopo l'espulsione dei diplomatici voluta da Maduro

Il Brasile prende in carico l'ambasciata argentina in Venezuela dopo l'espulsione dei diplomatici voluta da Maduro

«Il Ministero degli Affari Esteri, del Commercio Internazionale e del Culto della Repubblica Argentina annuncia che il personale diplomatico, gli addetti militari e gli addetti amministrativi che lavoravano presso l'Ambasciata argentina in Venezuela hanno lasciato il Paese con le loro famiglie», ha annunciato il Ministero degli Esteri argentino in un comunicato di ieri sera. L’espulsione dal Paese dei diplomatici argentini era stata decretata il 29 luglio.

I diplomatici non hanno portato con loro i sei venezuelani, collaboratori della leader dell’opposizione María Corina Machado che erano stati accolti nell’ambasciata il 20 marzo scorso. I richiedenti asilo sono rimasti lì e sono al sicuro perché il Brasile ha assunto la custodia dei locali della missione argentina a Caracas, nonché la protezione degli oppositori del governo di Maduro, che vivono in asilo nella residenza dell'ambasciata dal 20 marzo e la cui situazione aveva generato forti polemiche e preoccupazioni.

Il presidente argentino, Javier Milei, ha ringraziato il Brasile: «Apprezzo molto la volontà del Brasile di prendere in custodia l'ambasciata argentina in Venezuela. Siamo anche grati per la momentanea rappresentanza degli interessi della Repubblica Argentina e dei suoi cittadini in quel Paese», ha dichiarato Milei con un post su X di ieri. «Oggi (giovedì) il personale diplomatico argentino ha dovuto lasciare il Venezuela come rappresaglia del dittatore Maduro per la nostra condanna della frode perpetrata domenica scorsa».

Milei ha anche sottolineato «i legami di amicizia che uniscono Argentina e Brasile sono molto forti e storici». Sicuramente non con “questo” Brasile, guidato da quel Lula da Silva cui – come ha dichiarato ancora il 28 giugno scorso – non intende chiedere scusa per averlo definito «corrotto» e «comunista» durante la campagna elettorale. «Cosa c'è di male se lo definisco corrotto? Non è stato arrestato per questo? (Lula è stato assolto da qualsiasi addebito, ndr) E cosa ho detto... comunista? Non è [Lula] un comunista? Da quando bisogna chiedere perdono per aver detto la verità? O siamo così stufi del politicamente corretto che non si può dire nulla alla sinistra anche se è vero?», ha chiesto retoricamente nell’intervista rilasciata al canale televisivo La Nación+.

Foto di World Economic Forum tratta da Flickr

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