"Il contesto non giustifica l'esaltazione della violenza a una bambina". Redes Cristianas contesta il presidente dell'episcopato spagnolo
«Chiediamo al presidente della Conferenza Episcopale di rettificare le sue dichiarazioni e ci aspettiamo da lui una condanna chiara e assoluta per l'operato del sindaco di Vita». La richiesta è formulata dal collettivo spagnolo Redes Cristianas al termine di una dichiarazione-denuncia sulle parole pronunciate dal presidente della Conferenza episcopale del Paese iberico, Luis Argüello, in una breve intervista rilasciata a Europa press (vedi qui) il 3 settembre.
Gli veniva chiesta una valutazione su un episodio inverecondo. Antonio Martín Hernández, sindaco (eletto nelle file del Partito Popolare) di Vita, un villaggio nei pressi di Avila, durante la festa paesana, il 25 agosto scorso, salito sul palco ha intonato una canzone che celebra la violenza su una niña (bambina, ragazzina di pochi anni): «Ho incontrato una bambina sola nel bosco, l'ho presa per la manina, e l'ho portata nella mia casetta, l’ho messa nel mio letto. Le ho alzato la gonna e le ho abbassato le mutandine…». Per decoro, ci fermiamo qui, il seguito è di una sconcezza irripetibile. Da sottolineare che era intonata come una “litania” cui l’assemblea degli astanti risponde in coro: aameen! Si può ascoltare qui. Il Partito Popolare ha immediatamente espulso Martín.
Mons. Luis Argüello nell’intervista definisce «riprovevoli» i canti «inneggianti» alla «violenza» intonati dal sindaco di Vita (Ávila), che ha una «responsabilità aggiuntiva», ma ritiene che siano da collocare «nel loro contesto», una festa popolare, nelle prime ore del mattino e dopo aver bevuto. E non bisogna eccedere nel «puritanesimo».
Redea Cristianas pubblica il 7 settembre la Dichiarazione che riportiamo di seguito in una nostra traduzione:
«Con sorpresa e indignazione, abbiamo sentito recentemente il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Valladolid, monsignor Argüello, esprimersi sulla partecipazione del sindaco di Vita (Ávila) ai festeggiamenti locali con una canzone, non solo purtroppo offensiva, ma che faceva riferimento senza la minima modestia, all’abuso sessuale di una bambina.
Il discredito e la condanna del suddetto sindaco sono stati unanimi da parte dell'opinione pubblica e di soggetti di diverso orientamento ideologico per una condotta che rappresenta uno sbiancamento della pedofilia.
Rispondendo alle domande di alcuni media al riguardo, monsignor Argüello ha ovviamente disapprovato l'operato del sindaco, ma in qualche modo ha giustificato quanto accaduto nel contesto delle feste paesane in cui molte persone bevono troppo. Inoltre, ha detto che ci sono altri casi riprovevoli, canzoni, ecc. in questo tipo di feste e che dobbiamo cercare di non cadere nel puritanesimo.
Il problema degli abusi è talmente grave che sorprende che siano state messe sul tavolo queste giustificazioni, alle quali nessuno lo obbligava. La Chiesa cattolica in Spagna ha chiaramente un problema irrisolto molto grave con la pedofilia, commessa da membri del clero e laici legati ad istituzioni religiose; per questo ci si aspetta da parte del suo vertice una particolare sensibilità e una dura condanna del problema. Ci sono questioni che non possono essere banalizzate o giustificate dal fatto che una persona sta festeggiando o ha bevuto. Qui non ci sono mezze misure e la condanna per quello che non potrà mai essere una “burletta” deve essere implacabile. Quale occasione mancata da parte di monsignor Argüello per dimostrare che la lotta della Chiesa contro la pedofilia è credibile e che dobbiamo esigere che tutta la società si esprima inequivocabilmente contro questa piaga, che provoca tanto dolore e sofferenza e, naturalmente, esigerlo da qualsiasi autorità pubblica, un alcalde in questo caso!
Altrettanto scandaloso e triste è il commento di non cadere nel puritanesimo di fronte alle continue proteste della gerarchia cattolica quando ritiene che ci siano state offese alla religione in diversi eventi (l'ultimo, all'apertura dei Giochi Olimpici). Non c'è stata anche qui, nella canzone del sindaco di Vita, un'offesa alla religione che difende i più deboli e innocenti, come i bambini?
Chiediamo al presidente della Conferenza Episcopale di rettificare le sue dichiarazioni e ci aspettiamo da lui una condanna chiara e assoluta per l'operato del sindaco di Vita».
*Foto (ritagliata) di Parare tratta da commons wikimerdia, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!