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"Uniamoci per la pace, scriviamo tutti a Mattarella". Testo della lettera e indirizzo

«È necessario che i tanti rivoli di volontà politica di pace confluiscano in un mare politico di pace nella realtà italiana». È convinzione di Enrico Peyretti – attivista e saggista italiano, intellettuale, impegnato nella ricerca per la pace e nel movimento per la nonviolenza – che, a tal fine, lancia la seguente idea: «Propongo – scrive nella sua mailing list – che ogni cittadino per la pace, scriva a Mattarella una lettera come questa, in busta e francobollo e ne dia comunicazione a il manifesto, Avvenire, Il Fatto (<lettere@ilmanifesto.it>  <lettere@avvenire.it>   <lettere@ilfattoquotidiano.it>) e a quanti altri vuole».

«Siamo tanti, siamo i più – è la sua consapevolezza –. L'Italia ripudi la guerra, per costruire la giusta pace».

Di seguito il testo da ricopiare, imbustare, affrancare e spedire (con l’indicazione del mittente, all’indirizzo: Presidente Sergio Mattarella, Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Via della Dataria 96 - 00187 Roma - RM):

 

Caro e stimato Presidente Mattarella, custode della Costituzione,

un sapiente illuminato come Kant ha scritto: «La guerra è male perché fa più malvagi di quanti ne toglie di mezzo». Questa parola deve guidare la politica, la nostra politica. Vogliamo diventare e creare più violenti nelle relazioni tra i popoli?

La massima parte degli italiani ripudia la guerra, che sia anche solo per paura, o dolore, o vergogna.

Ripudiano anche il sostegno alla guerra, i profitti di guerra, e l'implicazione dell'Italia in guerre e in alleanze di guerra.

L'Italia «ha ripudiato la guerra» non solo come «offesa ad altri popoli», ma anche «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». È umano il dialogo che cerca un compromesso equilibrato, non è umana la strage di vite umane.

Le guerre in corso non possono essere ritenute giuste se continuano le tante uccisioni e distruzioni e non si aprono trattative. Sono chiaramente guerre ingiuste se cercano la vittoria militare, che non premia il giusto diritto ma chi uccide e distrugge di più. Ci sono modi più ragionevoli e più giusti, a cui si deve ricorrere.

L'economia armata avvelena il nostro pane, degrada i servizi sanitari e sociali, le relazioni culturali, riduce la libertà di pensiero e di parola, aggrava le ingiustizie nel mondo, rovina in massimo grado l'ambiente naturale, minaccia tutta l'umanità.

Noi vogliamo dare espressione politica democratica alla volontà e necessità di pace tra i popoli, chiediamo un ruolo attivo dell'Italia, per il progresso umano che è liberazione dalla guerra, dai suoi strumenti, dalla bassezza culturale e morale che la fomenta.

Noi confidiamo nella Sua azione di stimato custode della Costituzione, e nel Suo magistero civile.

*Foto ritaliata del Parlamento Europeo tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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