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Gaza, un anno di orrore. Record di donne e bambini uccisi in un conflitto

Gaza, un anno di orrore. Record di donne e bambini uccisi in un conflitto

A quasi un anno dall’inizio dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, scattata dopo il sanguinoso attentato di Hamas del 7 ottobre, Oxfam Italia fa il punto della situazione, che a dir drammatica non rende la proporzione della strage. In nemmeno un anno di bombardamenti e incursioni di terra, «secondo stime prudenti», Israele ha ucciso «più di 6.000 donne e 11.000 bambini». Un numero così alto di vittime donne e bambini, in questo arco temporale, resta «il più alto rispetto a qualsiasi conflitto degli ultimi 20 anni». Fino ad oggi, denuncia Oxfam, il primato delle donne uccise in un anno spettava all’Iraq (2600), mentre quello dei bambini alla Siria (11 mila in due anni e mezzo, circa 4.700 all’anno).

Ad aggravare tanto orrore, aggiunge Oxfam, è il fatto che il dato sulle vittime di Gaza è assolutamente a ribasso, perché non tiene conto delle «circa 20mila persone non identificate, disperse o sepolte sotto le macerie», e non tiene conto nemmeno delle persone morte per le cause indirette della guerra (fame, sete, indigenza, epidemie e malattie non curate, mancata assistenza umanitaria...): a luglio scorso il Lancet «ha stimato che il numero reale di morti nella Striscia potrebbe essere superiore a 186.000».

Nella nota odierna, Paolo Pezzati (portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia) spiega che «i rapporti delle Nazioni Unite degli ultimi 18 anni confermano che in nessun altro conflitto era mai stato ucciso un numero così alto di minori. Nell'ultimo anno a Gaza, questo numero indicibile è stato di cinque volte superiore a quello registrato tra il 2005 e il 2022. Cifre scioccanti che impongono la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente, soprattutto di fronte all’escalation regionale a cui stiamo assistendo. Gli orribili attentati del 7 ottobre di un anno fa, che hanno causato 1.200 vittime tra cittadini israeliani e stranieri (tra cui 282 donne e 36 bambini, con 250 persone prese in ostaggio) hanno costituito gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, ma niente giustifica la morte violenta di innocenti. A questo si aggiunge la complicità dei Paesi più influenti nel contesto internazionale, che hanno continuato a rifornire Israele di armi, senza chiedere conto del massacro di civili».

A un anno dall’inizio delle ostilità, oggi assistiamo a un allargamento del conflitto che sembra senza fine, dapprima in Cisgiordania e poi in Libano. Spiega Oxfam che «dallo scorso ottobre, infatti, l'esercito israeliano ha imposto la demolizione di oltre 2.000 case abitate da palestinesi causando danni ingenti alle infrastrutture pubbliche e alle vie di comunicazione. Nello stesso periodo, più di 680 palestinesi sono stati uccisi da coloni israeliani o nel corso di operazioni militari; si sono verificati oltre mille attacchi compiuti dai coloni contro la popolazione palestinese, che hanno portato alla distruzione di coltivazioni, sistemi di irrigazione e serre, incluse quelle realizzate grazie a progetti di aiuto allo sviluppo finanziati a livello internazionale e sostenuti da Oxfam».

L’organizzazione umanitaria rilancia dunque «l’appello urgente per un cessate il fuoco immediato e permanente; il rilascio di tutti gli ostaggi e dei palestinesi detenuti illegalmente; lo stop alla vendita di armi a Israele; l’ingresso senza restrizioni degli aiuti umanitari a Gaza». Un appello anche alla comunità a «fare tutto il possibile per porre immediatamente fine all'occupazione illegale israeliana; lavorando per la rimozione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e il pagamento di risarcimenti verso le comunità palestinesi colpite».

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