Acqua e democrazia: l'ennesimo affondo del governo Meloni
Con un comunicato stampa dal titolo “Il mio voto è cancellato. Il governo Meloni vuole seppellire il Referendum del 2011”, diramato ieri pomeriggio, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua lancia l’allarme, avvertendo che, attraverso il DL Ambiente la cui bozza sarà in discussione in un prossimo Consiglio dei Ministri, «il governo Meloni si appresta a privatizzare definitivamente la gestione del servizio idrico nel nostro Paese».
La bozza porta l’altisonante titolo “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”. In una sua parte (la lettera “e” dell’articolo 3 dedicato alle “Misure urgenti per la gestione della crisi idrica”), il testo del DL afferma che «l’affidamento diretto può altresì avvenire a favore di società in house (…) con partecipazione obbligatoria di capitali privati, a condizione che: a) le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale e abbiamo come soggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato; b) il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto; c) al socio privato non spetti l’esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società».
Il 12 e 13 giugno del 2011, 25 milioni di italiani si sono recati alle urne per votare in massa i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il successo è stato di portata storica: quorum superato e tutti e tre i referendum approvati con circa il 95% dei voti favorevoli. In particolare, i risultati migliori si sono ottenuti sui referendum relativi all’acqua: 95.3% i voti espressi contro la privatizzazione dell’acqua; 95.8%, invece, quelli contro i profitti sull’acqua.
Nonostante la grande mobilitazione della società civile, dei comitati e anche di enti locali, e nonostante il parere vincolante espresso dal popolo italiano, lungo questi ultimi 13 anni tutti i governi di ogni colore «hanno continuamente ignorato l’esito referendario», spianando la strada alla privatizzazione delle risorse idriche e della loro gestione. Ora, scrive il Forum nella nota, «se questo decreto venisse licenziato definitivamente, si porrebbe una pietra tombale alla volontà popolare espressa nel giungo 2011 favorendo e rendendo di fatto prioritaria la scelta di ingresso di capitali privati nella gestione dell'acqua».
La scusa è sempre la stessa: efficientamento e ammodernamento della rete idrica, emergenza e contrasto al dissesto idrogeologico. Tutte sfide che, pare, nel nostro Paese siano in grado di affrontare solo i grandi capitali privati. Eppure, negli ultimi anni il Paese si è accorto che, nonostante le gestioni private, i problemi persistono e, inoltre, le bollette per i cittadini aumentano continuamente… allo stesso modo dei dividendi dei soci dei gestori.
L’esito referendario è stato affossato in tanti modi: due anni fa da un colpo di mano di Mario Draghi il quale, appena prima di cedere la poltrona, ha proibito la gestione dei servizi locali “a rete” (come quello idrico) attraverso Enti di diritto pubblico, che poi era proprio quello che chiedeva il referendum del 2011; infine il “Testo unico sul riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica” di Giorgia Meloni «concedeva il rinnovo o la costituzione ex novo di gestioni in house tramite strettissimi paletti (tra i quali una giustificazione del mancato ricorso al mercato)». Adesso arriva la mazzata finale del governo di destra e, con il DL Ambiente, «gli Enti locali (Comuni o Regioni) si vedrebbero calare dall’alto questa nuova disposizione con la quale verrebbero usurpati di quote gestionali per una quota pari al 20% a fronte di una partecipazione privata di soggetti che senza “alcun potere di veto o influenza determinante sulla società” difficilmente rinunceranno a incassare il dividendo scaturito nella gestione del servizio al termine dell’esercizio invece che re-investirlo nel servizio erogato, contribuendo in questo modo a mantenere alte le bollette… e vuote le nostre tasche».
Cosa chiede l’Europa? Nulla: il governo opera in autonomia, «nonostante l’Europa non chiuda affatto la porta ad alcuna gestione, anche quella attraverso Aziende Speciali. Sarà proprio all’Europa, nel condannare fortemente questo ennesimo tentativo di privatizzazione dell’acqua, che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si rivolgerà a breve con il deposito presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) del testo di un ricorso che intende ristabilire il diritto negato dalla mancata eseguibilità dell’esito referendario del giugno 2011, per garantire a tutt* noi una gestione dell’acqua pubblica, fuori dalle regole del mercato, partecipata ed equa».
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