Anticipazioni Dossier Immigrazione 2024: il nodo della cittadinanza e dei diritti negati
Il 29 ottobre prossimo, alle ore 10.30, sarà presentata a Roma, presso il Nuovo Teatro Orione (via Tortona 7), la 34° edizione del “Dossier Statistico Immigrazione 2024”, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, dalla rivista Confronti e dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V e realizzato grazie al contributo dell’otto per mille valdese. L’evento, che verrà presentato in contemporanea in tutte le Regioni italiane, sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube di IDOS.
Il comunicato stampa dell’IDOS, che invita all’evento romano, anticipa alcuni temi cruciali di questa nuova edizione del Dossier 2024.
La nota si apre con una riflessione sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza, vecchia di 32 anni, e denuncia che, fino ad oggi, ogni tentativo è caduto nel nulla, rendendo felici i detrattori della riforma che continuano a sottolineare gli alti numeri di acquisizioni degli ultimi anni. Ma i picchi degli anni 2022-2023, afferma IDOS, si possono spiegare diversamente: bisogna infatti ricordare che per ottenere la cittadinanza occorrono al cittadino straniero 10 anni di residenza regolare e continuativa più qualche anno di burocrazie per il disbrigo delle pratiche, anche «fino a 4 secondo l’estensione temporale introdotta dal “Decreto Salvini” del 2018». I picchi di acquisizioni non sono dunque ascrivibili alla bontà della legge del 1992, quanto piuttosto alle grandi sanatorie del 2009 e 2012 (che hanno regolarizzato rispettivamente 238.000 e 99.000 immigrati). E così, l’altro picco storico, quello del 2016, è ascrivibile alla sanatoria del 2002, «la più ampia finora realizzata, con 650mila emersioni».
La legge, quindi, non va affatto bene così, conferma IDOS, e andrebbe riformata almeno per semplificare la vita ai minori nati in territorio italiano o arrivati molto piccoli, tanto da non conoscere altra patria al di fuori dell’Italia. Spiega infatti IDOS che negli ultimi 5 anni sono diventati italiani in media 43mila giovani l’anno, «a fronte di 1,3 milioni di coetanei con background migratorio stimati dall’Istat», italiani di fatto ma non di diritto. Spiega ancora la nota che, su 914.860 stranieri che frequentano le nostre scuole, ben 598.754 sono nati in Italia.
Denuncia ancora IDOS che la “scusa” della cittadinanza è sfruttata da molte istituzioni che, con «sistematica pervicacia», «escludono larghe fasce di popolazione straniera dalla piena titolarità dei diritti». «Amministrazioni nazionali e locali – spiega ancora la nota – continuano a sbarrare la strada ai soli stranieri, introducendo, nelle leggi e nei regolamenti per la fruizione di importanti beni, servizi o sussidi, una serie di requisiti ad hoc che rendono proibitivo loro fruirne», in barba a sentenze e pronunciamenti di tribunali locali, Corte costituzionale e organismi di giustizia europei.
Alle forme di discriminazione istituzionale, per i cittadini non-italiani si aggiungono anche «i cronici ritardi delle pubbliche amministrazioni nelle pratiche di rilascio di nulla osta, visti, autorizzazioni, titoli di soggiorno, risposte alle domande di asilo», ecc., disfunzioni che, conferma il presidente IDOS Luca di Sciullo, si traducono in un «sistema vessatorio che rende i cittadini stranieri strutturalmente subordinati a quelli italiani, sul piano sia dei diritti fondamentali sia, di conseguenza, della partecipazione effettiva alla vita del Paese».
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