Legge di Bilancio 2025: per il Forum del Terzo Settore, ignorate le reali esigenze del Paese
Quali sono le reali priorità del nostro Pese? Secondo il Forum Nazionale del Terzo Settore-ETS (organismo di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano), «povertà e disuguaglianze crescenti, sanità pubblica inadeguata, disagio giovanile, crisi climatica». A tutte queste emergenze però la Legge di Bilancio proposta da governo – il testo del Ddl è stato trasmesso il 23 ottobre al Parlamento ed è ora all’esame della Camera – non sta offrendo alcuna risposta.
«Se da una parte è prevista una misura di sostegno al reddito del ceto medio – accusa il Forum – dall’altro si riducono i servizi ai cittadini, anche attraverso i tagli a Ministeri, Regioni e Comuni. Mentre crescono le spese in armi, lo strumento principale di contrasto alla povertà, l’Assegno di Inclusione, diventa sempre più insufficiente di fronte all’emergenza in corso». Secondo Vanessa Pallucchi – la portavoce del Forum audita ieri dalla Commissione Bilancio alla Camera insieme ad altri esponenti della società civile – «il sistema di welfare nel Paese si sta indebolendo ulteriormente, ma interventi per evitare questo processo erano e sono ancora possibili, nonostante la ristretta disponibilità di risorse». In un momento storico segnato da una crisi economica e sociale dilagante nel Paese, il Terzo Settore andrebbe potenziato e «maggiormente coinvolto nella definizione delle politiche pubbliche e sostenuto per contribuire alla tenuta del tessuto sociale e a uno sviluppo sostenibile», ma nel testo depositato in Parlamento su questo punto non c’è nulla.
Tra le altre modifiche da inserire al testo della Legge di Bilancio prima della sua approvazione – maggiore sostegno alla cooperazione internazionale, al servizio civile, all’attuazione delle riforme sulla disabilità, ecc. – il Forum chiede di intervenire «a favore del non profit per mantenere il regime di esclusione Iva e per eliminare l’Irap. Nel primo caso, il Terzo settore sembra essere equiparato alle imprese for profit con l’obbligo di apertura della partita Iva, nel secondo subisce una pressione ancora più onerosa di quella che ricade su enti e società commerciali».
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