Sanità pubblica allo sbando: un appello dalla società civile
La salute è un diritto fondamentale: a ricordare questo assunto, troppo spesso negato nei fatti, un appello per la sanità pubblica diffuso nei giorni scorsi da un nutrito gruppo di associazioni della società civile laica e di ispirazione cristiana, tra le quali Forum Disuguaglianze e Diversità, Fondazione Gruppo Abele, Libera, Cittadinanzattiva e Centro per la Riforma dello Stato,
Spiegano le firmatarie che «da troppo tempo il Servizio sanitario nazionale, un patrimonio fondamentale per un paese civile, non riceve la giusta attenzione» e, anzi, viene continuamente eroso e indebolito, nonostante fosse il fiore all’occhiello del nostro Paese e nonostante i grandi risultati conseguiti, sotto lo sguardo impotente dei cittadini e della società civile.
L’appello lancia l’allarme sulla «profonda crisi del sistema» e avverte che, «dopo la pandemia, nonostante gli insegnamenti (troppo presto dimenticati) e le promesse (mai mantenute), la situazione è sempre più preoccupante».
Un quadro a tinte fosche ben rappresentato dai dati Istat, secondo i quali, nel 2023, ben il 4,5% degli italiani ha rinunciato alle cure per via delle liste di attesa che si allungano sempre più. Il 4,2% ha rinunciato per ragioni economiche. Infine l’1% ha rinunciato alle cure per altre difficoltà a raggiungere il servizio. Si legge nell’appello che «gli italiani stanno riscoprendo la paura (propria del secolo scorso) di ammalarsi non solo per le sofferenze che ne discendono ma anche per i costi che potrebbe comportare».
Lentamente si sta smantellando il Sistema Sanitario Nazionale per come lo abbiamo conosciuto, in favore di una continua privatizzazione dei servizi sanitari. Al SSN, spiega l’appello, si lasceranno le prestazioni d’emergenza (pronto soccorso, interventi salvavita, ecc.), mentre tutto il resto, come le visite specialistiche, la diagnostica, la piccola chirurgia, la riabilitazione e l’assistenza domiciliare sarà appannaggio di chi potrà pagarselo o di chi avrà sottoscritto una buona e costosa assicurazione. Il cambiamento non sarà solo politico-economico, ma anche culturale: affermano i firmatari che ormai la popolazione si sta abituando a non ricorrere più al SSN come primo riferimento per le cure, perché già sa che le liste saranno lunghissime o addirittura chiuse.
Ancora più grave è l’abbandono dei malati cronici «ormai la parte preponderante degli assistiti»: «Le famiglie sono lasciate sole e lo sviluppo dei servizi territoriali e di prossimità (che abbiamo visto essere determinanti nella pandemia) è al palo, dopo dichiarazioni roboanti».
Ad abbandonare il SSN non sono solo i pazienti sfiduciati e delusi, ma anche i professionisti del settore, denuncia ancora l’appello, «sempre meno numerosi e sempre più demotivati, mentre dopo la pandemia avremmo dovuto proteggerli e riconoscerne il valore. Nell’attuale scenario, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza». Tutto questo è provocato da retribuzioni inadeguate e condizioni di lavoro insostenibili.
Di fronte a questo scenario cosa fa la politica, chiamata ad allocare risorse con la manovra? «La Legge di Bilancio per il 2025-2027 non prevede il rafforzamento del personale, non interviene per contrastare la crescente demotivazione dei professionisti, propone ulteriori aumenti delle risorse per i privati, dispone aumenti del FSN sempre inferiori a quelli del Pil (fino a scendere nel 2030 al 5,6% del Pil, livello mai così basso prima d’ora!) e tali da produrre disavanzi consistenti nei prossimi anni».
Insieme al SSN tutto il sistema del welfare è sotto attacco, denuncia l’appello: scuola, università, cultura, assistenza sociale, politiche abitative, tutto è abbandonato e rischia il «tracollo». «Di fronte a tale situazione non possiamo restare in silenzio. Le associazioni promotrici del presente appello, tutte appartenenti alla società civile, denunciano lo stato di crisi del Ssn, richiedono interventi per interromperne il declino, ribadiscono la necessità che la salute diventi una vera priorità anche nell’allocazione delle risorse e sono a fianco dei professionisti impegnati in iniziative di mobilitazione e di difesa della sanità pubblica».
Per ulteriori adesioni inviare una mail a salutedirittofondamentale@gmail.com
* Foto di Dmitriy Gutarev da Pixabay
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!